sabato, dicembre 30, 2006

Scelte di vita



Segnalato da un amico, veramente un'alternativa valida per certe situazioni.

Anche se, guardandolo, una domanda mi si è posta spontanea.....

venerdì, dicembre 29, 2006

Divorzio forzato


Le mie domeniche pomeriggio, la maggior parte delle mie serate...dove sono? Sembrano tempi lontani, attimi fissati in un quadro mentale che poi scompare quando appare la realtà. L'incredibile orgasmo del perdersi in giri di accordi assurdi, o la forza interiore del ritrovarsi sempre e con qualsiasi clima, l'aspettare di suonare per aspettare di sognare. In una cantina, nel retro di una vecchia chiesa, in una stanza, in solitudine, in 5 o in 12 o in 40, con un sax o con tasti bianchi e neri, rinunciando a tutto ma non a lei.

E invece, adesso è già qualche tempo che devo rinunciarvi forzatamente... La Musica, maronnasanta quanto mi manca suonare... la Lituania, magica forza oscura, per la prima volta nella mia vita è riuscita a separarmi da quello che non è nient'altro che un bisogno primario ed elementare della mia sopravvivenza. E la Lituania, contrariamente a quanto pensavo, non è ancora riuscita a darmi la possibilità di suonare.

Sarà solo per pochi giorni d'accordo, eppure potrò riassaporare il piacere di perdermi in mondi che non esistono, viaggiare con la mente attraverso le mie mani. E' un privilegio troppo grande, e non voglio perderlo un'altra volta.

Ti porterò con me, Musica.

martedì, dicembre 26, 2006

Savana lituana

Si avvicina il giorno del rientro, praticamente inizia con quest'alba l'ultima settimana del mio Lato A lituano.
La sensazione è strana, dovuta al fatto che più di un rientro si tratterà forse di un viaggio, un viaggio come un altro, solo che questa volta la meta non è tanto da scoprire quanto da Ri-scoprire...amici, parenti, musicanti e perdigiorno vari mi aspettano tanto quanto io sto aspettando loro, per rivederli una volta, se va bene due, prima di tornare per altri tanti mesi in questa mia attuale condizione di punto interrogativo.

Non sento il bisogno di scappare, niente mi spinge a dire "non vedo l'ora di tornare per"... Sarà una realtà un po' cruda, ma pur sempre di verità si tratta.

C'è qualcosa che però mi ha stufato, di cui riuscirò a fare serenamente a meno nei venti italici giorni che mi attendono. Si tratta della mandria animalesca che mi circonda ogni sera senza soluzione di continuità, nelle mie continue e frenetiche nottate lituane, contorno ormai pesantemente immancabile di ogni serata-tipo. Che sia apparentemente normale o sfacciatamente incivile, simpatico e sorridente o alcolizzato e molesto, il lituano tipico sta portando il limite della mia soglia di sopportazione a livelli estremi. Non si tratta di una generalizzazione esagerata o figlia di qualche assurdo senso di superiorità, semplicemente parlando con chiunque si ha la conferma che le mani si alzano spesso e volentieri, troppo spesso e troppo volentieri, sia chiaro sia ovvio sempre e solo per necessità.

Non si sta parlando di episodi o di show fuori programma, la rissa di fine serata sta ormai diventando un'habitué, la degna conclusione di una serata passata ad inseguirla. Scatenata da un niente, fuoco acceso da uno spintone o addirittura uno sguardo di troppo, la manifestazione di forza maledetta (e gratuita) si scatenerà in un batter di ciglia, travolgendo vetri tavoli persone sedie e camerieri, sotto l'occhio abituato di chi al primo suono di vetri in frantumi raccoglie armi e bagagli e si cerca il suo posto in platea nel primo angolo.

La conclusione sarà idiota come l'inizio, un bilancio finale privo di vincitori e vinti, ricco solo di sangue ovunque e di facce soddisfatte per aver dato l'ennesimo senso all'ennesima serata.

Kaunas, capitale di questo praticatissimo sport, offre una varietà infinita di locali per assistere allo show a titolo gratuito; solo uno si segnalava da sempre, anche fra i padroni di casa, per la rarità di faide da zoo. Nelle ultime due sere, ho avuto la particolare fortuna di fare centro due volte, e assistere sempre da vicino all'arrivo delle tradizioni maschili lituane anche qui.

E' il clima di Natale, che rende tutti più buoni e più gradevole il mondo.

domenica, dicembre 24, 2006

Lettera a Santa Alaus


E' giusto per essere un minimo originali, diversificarsi un po' dal superinflazionato Babbo Natale, o Santa Klaus, o chiamatelo un po' come volete, che ogni anno sempre prima appare in ogni angolo della nostra vista.

Senza arrivare agli estremi proibizionisti venezuelani, mi sono creato così un personalissimo Santa Alaus, approfittando del fatto che Alaus è una delle migliaia di coniugazioni della parola lituana Alus, che significa, guarda caso, "birra".

Il passo successivo è stato quello di provare a scrivergli una lettera, e qui mi sono accorto di non avere, almeno per me, niente da chiedergli. Sarebbe una manifestazione di facciadaculo troppo estrema anche per me, che in questo momento della mia vita non ho proprio bisogno di nulla, se non di salvaguardare il più a lungo possibile questa effimera situazione di estatico Nirvana.

Viene comunque ovvio chiedere a Santa Alaus di regalare tutto il bene possibile a te che stai leggendo, chiunque tu sia, qualsiasi sia la strada che hai percorso per arrivare a queste parole. Ovvio che un pensiero speciale va a tutti i miei parenti e amici, vecchi e nuovi, vicini e lontani, in questo periodo particolarmente vicini nonostante siano effettivamente lontani, tutte persone che in qualche modo mi hanno già fatto il loro regalo entrando nella mia vita.

E poi gli auguri alla Lituania, un Paese che è stato un autentico regalo caduto dal cielo, di cui poco per volta continuo a innamorarmi e a comprenderne i problemi.

Per concludere una poesia, immaginiamo che sia il mio minuscolo regalo di Natale, che per essere sinceri non so esattamente cosa dica ma credo sia qualcosa di bello.

Buon Natale.


Is vaikystes ateina Kaledos.
Paplotelis, sienelis, Mama.
Verpia tyla naktis atsisedus,
Kursto krosny ugnele ziema.
Tu, ateik mano angele baltas,
Is sapnu, is dangaus, is zvaigzdziu.
Kasdienybes pilkos nesugeltas,
Atsistok po vaikystes medziu.
As sudesiu zvaigzdes tau po koju.
Tik ateik is Kaledu nakties.
Is vaikystes per dangu, per goju
Isisupes i skliauta vilties.
(Z. Gaizauskaite)


sabato, dicembre 23, 2006

Time to say Goodbye

Momenti non proprio semplici, questi. Precisamente, gli ultimi, gli ultimi frammenti di vita insieme per un buon numero di persone che hanno vissuto gli ultimi mesi a braccetto, in qualche modo, l’uno con l’altro. Giorni di partenze, di fine Erasmus, di addii che si cerca inverosimilmente di tramutare in arrivederci, nascondendo a sé stessi che, se anche ci potrà essere un’altra occasione di rincontrarsi, non sarà più la stessa cosa.

Si tratta in qualche modo di una grande famiglia, soprattutto se si vive nello stesso dormitorio che unisce in qualche modo tutti, nelle brevi giornate e nelle lunghe notti, senza barriera alcuna. E questa volta, il solito Natale che incombente si avvicina contribuirà ancora di più a dare l’idea di effettivo divorzio, per tutti. In pochissimi giorni, tutto si è svuotato, una per una le porte delle stanze si sono chiuse davvero, e camminare per i corridoi adesso dà davvero un’impressione strana, di un deserto prima impossibile da trovare, a qualsiasi ora.

Per qualcuno sarà solo una pausa, per qualcuno l’Erasmus è veramente finito, il fatto di appartenere (per fortuna) alla prima categoria non mi permette di vivere, forse, questi “ultimi momenti” come tali.

In ogni caso, difficile non sentire questo strano silenzio, e non rendersi conto che si è appena detto addio a facce, parole, notti pazzesche, assurdità varie ed emozioni radicate nella carne che non sono state cose da poco.

mercoledì, dicembre 20, 2006

Infinite circles


Una voglia incredibile di uscire dal proprio corpo, isolarsi per davvero, soprattutto da sè stessi...voglia di trovare risposte, concretezza nell'affermare che risposte non ce ne sono, passi lenti lungo strade a volte illuminate a volte buie, prospettive diverse a seconda di come le si percorre. Di come le si guardano. Strade uguali ma direzioni diverse, strade diverse con direzioni uguali, in ogni riferimento geografico di questo globo terraqueo. A Nord come a Sud, quando maree di pensieri si innalzano non si può scappare, meglio rimanere fermi ed aspettare di essere travolti. Attimi di difficoltà. Vita, morte, sopravvivenza, suicidio. Poi, il bagnato, il sole, e finalmente asciutti e perfetti. Aspettando, sia chiaro, un altra volta il bagnato.

Telefonini che squillano, chat che si illuminano, gente che se ne va, gente che non se ne potrà mai andare, gente e basta, bene prezioso che illumina le chat e fa squillare i telefonini. Che illumina e fa squillare i cervelli e i pensieri, e le emozioni. Che può tingere tutto di un buio e spaventoso silenzio.
Minuti che scorrono, giorni che scorrono, il cursore del Media Player che scorre, Sting che passa dalla calma alla marea, dalla strofa al ritornello, dall'inizio alla fine. Storie di circoli che non si chiuderanno mai, forse.
La stanza si raffredda mentre lettere bianche su tasti neri si scaldano, alzo gli occhi, guardo fuori cercando la città ancora una volta notturna, trovo me stesso riflesso nel vetro. Cerco la città, trovo me stesso. Trovo me stesso? No. Dietro c'è la città. Qualcuno spara improbabili fuochi d'artificio, si festeggia. Cosa? Gente che parte? Gente che arriva?

Circoli infiniti.

Non sopporto....


...quelli che si versano la Coca Cola, o l'acqua minerale, a dosi minimizzate nel bicchiere, sorso per sorso, quasi a voler razionare le dosi. Che ci posso fare? Niente. Mi irritano e basta.

E soprattutto: che c'entra? Niente.
Ma ognuno ha i suoi scleri, e uno dei miei è questo. Tu non ne hai?

lunedì, dicembre 18, 2006

Zalgiris - Benetton


Sono stato al Palazzetto dello Sport, a vedere Zalgiris Kaunas - Benetton Treviso, Eurolega di Basket. Se c'è una cosa che non mi manca da queste parti, infatti, quella è proprio il calcio e tutto con tutto il suo ipermercato intorno, soprattutto se si tratta di quello nostrano. In quanto a passione, però, il basket non è molto diverso per i lituani...I ticket sono sempre sold-out per le gare di Eurolega, e nei giovedì sera fino alle 11 locali solitamente vuoti sono riempiti dai teleschermi e dai caldi tifosi che si radunano davanti. Grazie a Estebàn, cultore del settore, ho potuto scoprire che la Lituania ha anche vinto un oro (oltre a diversi piazzamenti europei) mentre lo Zalgiris è stato Campione d'Europa nel 1999, una delle classiche piccole grandi favole. Anche se guardando la statura media del lituano-tipo non è così difficile capire la cosa...!

Il Palazzetto, quello sì è piccolo veramente. Tanto che si può parlare direttamente con tecnici e giocatori della panchina trevigiana, senza tanta difficoltà... basta avere la faccia da culo e il coraggio di sopportare poi lo sguardo indagativo della perfetta totalità di tifosi casalinghi, soprattutto se la Benetton vincerà, alla fine.


giovedì, dicembre 14, 2006

Do you speak english?

Tre mesi di rapporti interpersonali basati principalmente su una lingua pressochè sconosciuta, che solo ora sta incominciando a diventare un po' mia. L'inglese, che sembrava un ostacolo insormontabile per il mio ridotto cervelletto, alla fine lo si impara davvero in poco tempo e senza troppi corsi, basta esserne immersi 24 ore al giorno. E tenersi il più lontano possibile dagli spagnoli...!

Ancora adesso, però, ogni volta che chiedo a qualcuno la fatidica domanda (Do you speak english?) faccio fatica a ricordarmi che esistono due metri di giudizio nelle risposte, basati sempre sulla nazionalità della controparte. E' incredibile infatti la differenza di percezione nel valutare la conoscenza di una lingua straniera tra due popoli selezionati casualmente: quello lituano e quello italiano.

Si può riassumere, pressapoco, così:

- No, sorry...

L
T
: Effettivamente non lo parla, sa che è stato toccato un tasto più che dolente e si andrà a iscrivere ad un corso per impararlo la sera stessa.
IT: Solitamente, l'italiano omette il sorry nella risposta, limitandosi al "No" che, guardacaso, è pressochè identico alla lingua madre.


- Ehm...a little...

L
T
: In realtà capisce tutto e, seppur totalmente sgrammaticato, sa anche farsi capire quasi sempre. Un po' come me dopo 3 mesi.
IT: La conoscenza dell'italiano che risponde così si limita, appunto, alla parola "a little".


- Not very well


LT: ...e qua risulta già a volte difficile stargli dietro, praticamente lo parla come un inglese, ma senza quell'insopportabile accento inglese.
IT: Risponde il vero, not very well. Ciònonostante, ovvia all'inconveniente con una faccia da culo rasente l'incredibile, e si immerge in discussioni assurde che possono spaziare dalla descrizione accurata di ogni minuto della propria vita alla fisica quantistica, costringendo l'interlocutore a sforzi incredibili per cercare di seguire il filo di un discorso che risulterebbe difficile anche in italiano.


- Yes, I do.

LT: Il popolo lituano non lo direbbe mai, ha sempre paura di non parlarlo correttamente come la controparte.
IT: Il 98% del popolo italiano risponde così, ma alla seconda frase precipita nella categoria descritta sopra.

E questo è quanto. Se è interessa a qualcuno, chi scrive si identifica nel "not very well", soprattutto se all'altro capo della conversazione c'è un essere femminile. Eccezion fatta, quando ha a che fare con la polizia.

martedì, dicembre 12, 2006

What is it?

Cos'è? Il mandarino è fuorviante, solo un termine di paragone per le dimensioni. A volte, gli spagnoli possono essere geniali.

lunedì, dicembre 11, 2006

L'eterna lotta tra il bene e il male




E' un filmato dell'Ufficio Turistico Lituano, per permettere a tante persone che non sanno di preciso se Lietuva sia un Paese o una marca di biscotti di conoscere alcune delle meraviglie di questo piccolo Stato lontano. Logico che sia riportato il meglio, lo scopo è quello promozionale e balle non se ne raccontano di sicuro. Si capisce anche dal filmato, è facile innamorarsi di questo Paese che tra le caratteristiche principali ha ancora quella dell'autenticità, soprattutto è impossibile non innamorarsene guardandolo con l'occhio del turista, o dell'avventore di passaggio.

Vivendoci, però, saltano fuori anche le cose più bizzarre; ogni posto del globo terraqueo può vantarne qualcuna e anche la Lituania non è da meno.

Non più tardi di 24 ore fa mi è capitato di assistere all'ultimo show di uno degli sport più appassionanti da queste parti: la lotta libera. Meglio se di massa.
Si pratica pressochè ovunque, senza discriminare un autobus piuttosto che una discoteca, una strada pubblica o un qualsiasi bar. Ieri sera è toccata al Kebab. La cosa più curiosa, però, è che si pratica pressochè da tutti, basta aspettare una qualsiasi banale scintilla e in un attimo la totalità dei presenti (di sesso maschile, questo sport è assolutamente discriminante) raggiunge lo scopo per cui è uscita di casa questa sera. Tutto si consuma alla veloce ma non troppo, sempre, lasciando il tempo ai presenti di godersi lo spettacolo e di ripensare ai film che lo facevano impazzire da ragazzino.

Anche questa è Lituania. C'è da dire, veramente, che è difficile annoiarsi.

sabato, dicembre 09, 2006

Il lato B


Sarà che sono già passati tre mesi di Lituania, saranno le migliaia di domande che ricevo al riguardo, sarà semplicemente che questo è periodo di esami, ma effettivamente è giunto il momento di affrontare il discorso e parlarne: la scuola.

L'università lituana non è poi così diversa da quella genovese o italiana in generale, anche se esiste qualche sensibile differenza che salta all'occhio subito.
In primis, gli uffici funzionano, quando si ha bisogno di qualcosa lo si può ottenere tutti i giorni e senza troppi sbattimenti, una peculiarità che ai miei colleghi non pare poi così eccezionale ma che a me fa ripensare alla procedura per l'Erasmus che si era abbattuta su di me a Genova. Meglio passare oltre.

L'università intera è bilingue, e il fatto è che l'inglese te lo insegnano veramente. Probabilmente questa è una conseguenza dovuta alla struttura propria delle lezioni: le classi sono tutte, e sempre, da 15 o 20 persone al massimo, con un professore che può avere la possibilità di conoscere personalmente ognuno, senza trovarsi di fronte a una massa di 150 studenti come purtroppo avviene in Italia. Inoltre, il professore dell'università lituana di mestiere fa, incredibile ma vero, il professore, e non l'avvocato (ma puoi sostituire con chirurgo - politico - giudice - caporedattore - tuttologo), caratteristica questa che gli permette di esercitare a tempo pieno quello che la sua professione gli richiede (e cioè, essere al servizio dell'istruzione degli studenti) senza approcciarsi come l'ultimo Dio-sceso-in-terra.

Ovviamente c'è qualche migliorìa possibile di cui proprio la nostra carissima (e non nel senso degli affetti) università italiana potrebbe essere un buon esempio, come nella modalità di esame (qua l'orale quasi non esiste). Oppure nel caso del calendario degli appelli, piuttosto rigido in Lituania, e che crea qualche problema quando non si supera un esame.

E' finito ieri il primo semestre, adesso per due settimane saranno giorni di esami, domeniche comprese (!). Inizierò a prepararmi adeguatamente da questa sera, andando a visitare il dormitorio di un'altra università di Kaunas.

La classe di Lituano sopra, quella di Inglese sotto.

giovedì, dicembre 07, 2006

Sant'Erasmus


Vent'anni, mica pochi. Vent'anni che una delle poche, effettive realtà concrete figlie di Mamma Europa porta in giro gente, crea letteralmente mentalità nuove, mescola persone che non sono poi così diverse tra loro ma che difficilmente potrebbero confrontarsi, altrimenti. Auguri, Erasmus.

Un milione e mezzo di persone ha provato cosa vuol dire, un milione e mezzo di miscugli fatali di divertimentiesperienzestudio- lingueemozioniamoriavventureamicizieeccetera che poi chiedono inevitabilmente il conto alla fine, quando è ora di tornare. Contribuendo così a rimpinguare il folto esercito di chi preferisce continuare così, approfittare della scusa chiamata Erasmus per stravolgere una vita che non è più paragonabile a quella di prima.

Ho passato più di qualche minuto oggi, sul forum creato per l'occasione. Ho scritto qualcosa anche io, ho ricevuto addirittura una mail da un rappresentante della Commissione Europea, sono tornato sul forum. Impressionante leggere certe cose...il filo conduttore è sempre lo stesso: fatelo sto belin di Erasmus, che dovrebbe essere obbligatorio (€ ad€guatam€nt€ $o$t€nuto). Perchè, come dice tal Federico, "parti bambino, vivi il succo della vita, torni completo".


Se torni, aggiungo io.

Sul cibo e similari

Ricevo gran quantità di mail dall'italica terra, e molto sovente si affronta un argomento a noi particolarmente caro: il cibo.
Com'è? Si mangia bene? Mangi in casa o chissàdove? Fai la fame o sei ormai un gordo? Tutte domande a cui non ho voglia di rispondere singolarmente, scrivo su un blog e tanto vale "sfamare" tutti qua.

L'argomento culinario, in Lituania, è particolare. Si vive con una cucina particolarmente vicina a quella tedesca, fatta di olio, fritto e contorni anti-mediterranei, un mix che può risultare vagamente esplosivo. Spieghiamo meglio, e andiamo con le descrizioni.

  • I kepta duona, che si possono ammirare nella foto in alto, non sono altro che uno stuzzichino da birra, e consistono in pane fritto arricchito da aglio e formaggio fuso. Non male.
  • Gli antipasti, questi sconosciuti. Me li ricordo vagamente, e parlano solo italiano.
  • I primi piatti, specialità tipicamente nostrana, fuggono da me tanto quanto io fuggo da loro. Non trovo il senso di fare tutti questi kilometri per assaggiare Lasagne alla Bolognese o similari, e allora mi tuffo sui Koldunai (che sono una specialità armena e non lituana) o resto a bocca asciutta.
  • I secondi, quelli valgono il prezzo del biglietto. Che sia carne, pollo o maiale, la carne è sempre degna del nome che porta, sempre filetto e mai scarti, sempre accompagnata da contorni particolarmente ricchi. Non so quanti animali ho già mangiato in Lituania, sicuro che erano tutti della migliore razza.
  • I dolci, alla fine, diciamolo, non sono altro che una copia benriuscita di altre cucine, come quellaaustriaca. In ogni caso, si lasciano mangiare, soprattutto di mattina, soprattutto se sono quotati una litas (30equalche centesimo).
  • Il caffè buono è solo quello italiano, d'accordo. La Lithuania non fa altro che equipararsi al mondo, copiando improbabili caffè americani o creazioni che di "espresso" hanno solo il nome. Logico.
Poi c'è la pizza, sempre accompagnata da salse assurde ma ormai quotidiane. O i Cepelinai, piatto nazionale, che non sono altro che carne di maiale modello-salsiccia ricoperta da un denso strato di pasta di patata. O, ancora, le zuppe, rischiose ma sperimentabili, sempre quotate intorno all'euro a piatto.

In ogni caso, in ogni pressochè quotidiana uscita al ristorante, da padrone la fa la birra, quella sì tipicamente casalinga, che unita al buon prezzo di ogni piatto rende tutto più buono. Praticamente, da Guida Michelin.

Skanaus!

Zuppa contenuta nel pane nero in primo piano, Cepelinai in secondo, birra sempre: la dieta del campione.

P.S.: Ho aggiornato le sezioni video e foto. Andarci non è difficile: basta cliccare qua, a destra: E commentate pure!

martedì, dicembre 05, 2006

Telling about ourselves

This is a present for international people in my blog: a collection again "typical italian people":


direttamente da Karimblog.

In un ambiente "europeo" tutto risalta sempre di più, e ogni piccolo difetto individuale diventa una colpa nazionale. Giusto allora riderci un po' su...anche se i reali problemi della Madrepatria sono comunque altri e ben più gravi. Roba d'annata, più di dieci anni fa, ma le Sabbiature sono sempre attuali...

E poi mi viene da ridere. Perchè penso al weekend a Vilnius, alla particolare classe con cui l'affarone tricolore si distingue in tutto il mondo. Anche quando proprio non si intravedono possibilità di successo, anche quando sembra osare troppo, anche quando il livello di soglia dell'assurdo pare già oltrepassato da un pezzo. Come in una discoteca di Vilnius, in una serata di festaciboalcol totalmente pagata dai denari Erasmus e a ingresso strettamente riservato e proibito. Ma dove se hai la faccia da culo e sei chiaramente piemontese e altrettante chiaramente abusivo ma ti spacci per una ragazza siciliana nessuno ti potrà fermare...!
E ačiū labai ad Asta!

lunedì, dicembre 04, 2006

La classe non è acqua

C'è poco da fare. Una notte in aeroporto, una giornata intera tra cielo e terra, quattro voli e un paio di centinaia di euro da una parte. Tre soli giorni nel mio mondo lituano dall'altra. Il novanta per cento delle persone ragionevoli, avrebbe abbandonato l'idea sul nascere, solo un sogno da lasciare costantemente nel solito limbo delle cosedafare.

Visto che però tra i miei amici di persone ragionevoli ce n'è (fortunatamente o no?) poche, Paux non è stato a pensarci più di tanto ed è apparso veramente nella tiepida pianura baltica.

Ci sarebbe qualche base solida su cui riflettere in questi casi, e riguardano tutte la qualità delle persone che mi circonda quando sono nell'inospitale landa del nordovest italiano, perchè non è solo una mia riflessione personale ma è condivisa anche da tutta la schiera di matti di queste parti. Gente di ogni nazionalità, mentalità e categoria umana che si unisce al filo conduttore della sorpresa per i continui spostamenti sull'asse To-Ge-Kaunas.

Che dire di più? Niente. Perchè tanto qualsiasi cosa finirebbe in quel pantano nauseabondo fatto di dolciastro e patetico che si cerca sempre di saltare a piè pari. Paux non è stato che l'ultimo in ordine cronologico, e chi ha amici così potrà capire, chi invece non li ha farà bene a tenerseli stretti appena ne incontrerà, ne vale la pena. Io, come al solito, immagazzino e attendo, ancora una volta; non la prima, nemmeno l'ultima.

venerdì, dicembre 01, 2006

Arrivi pesanti


Sarà un weekend difficile, a Vilnius.

mercoledì, novembre 29, 2006

Volare sempre alto

Tempo di voli più che immaginari, di notti passate a spulciare qualsiasi bassifondo di sito nella speranza di trovare l'offerta del secolo nascente. Il compri-ora-ti-paghiamo-noi.
Effettivamente gennaio è clamorosamente vicino, me ne sono accorto un attimo fa quando ho visto l'agenda sul telefonino. E gennaio vuol dire coming back, vuol dire pensare prima di tutto a un viaggio nel posto più visto di sempre ma che in questo momento è il più lontano.

?Perchè tornare? E perchè "non tornare"? Tutti qua se ne torneranno a casa intorno al 20 dicembre, la legge del "Natale con i tuoi" è la più internazionale. Tutti, tranne me e Paolo. Maledetti italiani.

Ho pensato spesso a come e quando tornare per qualche giorno in Italia. Ho pensato soprattutto SE tornare. Una riflessione che può suonar male, d'accordo, ma ogni momento qua regala cose indescrivibili, che mi tormenteranno quel maledetto giorno che non ci saranno più.
E allora l'altro piatto della bilancia si è immediatamente riempito di quel paio di esami da dare in Italia, delle mie montagne che ho bisogno di rivedere con gli sci ai piedi, di qualche concerto da fare e, soprattutto, di quella massa infinita di materia umana che non vedo l'ora di rivedere.
Logica conseguenza, un navigare in internet spocchiosamentemacchinoso che si concluderà la prossima notte, spero positivamente.
Nel frattempo, il danno è già irrimediabilmente avvenuto. La combinazione low cost + periodo interessante + buona compagnia + meta "esotica" ha avuto la meglio su di me. E nella mia casella mail è appena arrivata, baldanzosa, la ricevuta.

lunedì, novembre 27, 2006

Quei giorni in Bielorussia

Erano giorni di fine novembre, un novembre diverso da tutti gli altri e proprio per questo doveva essere concluso in maniera degna. Eravamo io, Paolo e Borja, inutile dilungarsi in descrizioni o commenti, chi conosce me può conoscere anche loro e per chi non mi conosce resta l'arma in più dell'immaginazione.

Erano i giorni di un giro in Bielorussia, conseguenza di qualche viaggio mentale comune capace di spingerci in un posto che pare così lontano solo fino a quando non ci abiti 200 kilometri più in là: occasione ghiotta.
Ricordo l'autobus con le prime avvisaglie di cirillico, ricordo facce leggermente diverse, ricordo soprattutto la prima Dogana che abbia mai visto nella mia vita. Dogana vera, con ore di attesa (per fortuna non per noi), milioni di controlli, facce dure e cani sugli autobus. Probabilmente anche corruzione, meglio non aver la possibilità di ricordarsela, quella.
Poi Minsk, di notte, una città per noi troppo nascosta sotto un alfabeto incomprensibile, un insieme di simboli strani capaci di trasformare il mio nome in БOЗЗOЛO CAHДPO e le cose più banali in simboli da decifrare ad intuito.

Il mattino, non troppo diverso dalla notte, vittima di quella nebbia che in 6 giorni su 7 riesce a nascondere tutta la città, ci sfuggiva sempre a dire la verità, eravamo troppo latini e troppo cazzoni per riuscire a godercelo in un'ora accettabile.
Eppure i ricordi della città sono nitidi, si manifestano in ordine e modernità, eleganza e buon gusto sempre; mixati a un'architettura esageratamente sovietica e a troppe guerre che ne hanno cancellato tutte le origini primarie, riuscivano a fare di Minsk una città effettivamente unica al mondo nonostante uguale a tutte le figlie di mamma Russia, un piccolo grande gioiellino di un paese che era sostanzialmente agricolo.
I pensieri più strani, però, ce li regalava la situazione sociopolitica in cui viveva la Bielorussia all'epoca della nostra visita. In qualche modo, effettivamente, eravamo lì soprattutto per lui. Aleksandr Lukashenko, l'uomo controverso che da sempre guidava il Paese. Descritto come un dittatore, un uomo duro, un Sovietico illeso dal Muro di Berlino. Effettivamente, il ritratto corrispondeva.

La sua Bielorussia era un Paese che funzionava, un paese apparentemente senza poveri (o perlomeno senza troppi poveri), un'isola di ordine, pulizia e piena occupazione in mari che erano sporchi degli opposti problemi. Un posto dove tutti potevano vivere e mangiare ogni giorno senza problemi.
Però, c'era la gente, e nonostante l'inglese fosse alla fine ostacolato qualcuno lo parlava bene. Ricordo addirittura di qualcuno che conosceva l'italiano! Era parlando con loro, che si capiva di vivere in un mondo solo superficialmente perfetto...

Libertà personali che per me erano fuori discussione lì non esistevano. I giornali erano solo filogovernativi. Le televisioni anche, e quando parlava il Presidente si viveva a reti unificate. La polizia aveva la discrezione di poter arrestare chiunque senza limiti fino a dieci giorni, poi effettivamente serviva almeno un processo e qualche prova. Buona parte degli studenti aveva salutato tutti e si era spostata in Lituania o Lettonia, per sfuggire a un clima in università insostenibile se avevi qualcosa da obiettare. La politica estera, viaggiava solo su un binario: quello verso Moska. Il resto non era considerato, tant'è che un festival cinematografico era chiamato "internazionale" solo perchè oltre ai film di casa ce n'erano un paio cubani e iraniani.

La verità sta nel mezzo, si dice...per me stava in quello che avevo visto. Cioè polizia in ogni incrocio e in ogni angolo (quella ufficiale, le altre...non lo so), pronta a "conoscerci meglio" appena provavamo a fare qualche foto a palazzi governativi. Ed ecco che la verità, di colpo, si sposta leggermente dal centro...

Gli altri ricordi parlano di Grodno, la terza città del Paese, che il desiderio di Bielorussia Vera e Periferica ha portato sotto i miei occhi. Elegante, più antica, più marginale, meno controllata dalla polizia, più alcolica nelle persone per la strada. Un posto da vedere, prima ancora che Minsk.
I miei ricordi finiscono qua...per il resto mi guardo le foto, di quei giorni in Belarus.


Dieci minuti di "conversation" con la polizia per questa foto...

Chiesa ortodossa, Grodno

mercoledì, novembre 22, 2006

Lukašenko sto arrivando...


I visti ci sono, i passaporti anche, i voucher parlano un alfabeto incomprensibile ma ci fidiamo. Okay, tutto è pronto, devo solo preparare lo zaino ma lo farò 5 minuti prima dell'autobus, come al solito...

Bielorussia. Un posto fuori da tutto, ai margini anche delle nostre conoscenze. Se ne parla solo a riguardo di bambini e adozioni, a volte per storie di prostituzione, o magari perchè capita che la Nazionale ci giochi contro. Ebbene sì, anche questa è Europa, almeno sulla carta, almeno sui confini ufficiali.

In pratica, tutto è diverso. La Bielorussia non vuole rinunciare al suo nome che richiama inevitabilmente alla Russia ma quella vera, quella che tutti identifichiamo nel sovietismo e nella faccia di Lenin. La Bielorussia non vuole identificarsi in quello che non è, in un Unione Europea ben lontana rispetto al mondo dei C.S.I. che ha la sua sede proprio a Minsk. La Bielorussia non può avvicinarsi all'altro mondo, perchè l'altro mondo non la vuole, le rinfaccia alcune cose che no no, proprio non si possono accettare. Robe pesanti, si parla di Diritti Umani.

La Bielorussia, una manciata di kilometri da qui. Moltiplicati all'infinito tra visti e problemi burocratici vari. Inevitabile andarci, e io lo farò tra un paio d'ore, con Paolo e Borja in squadra perfetta. A vedere uno degli ultimissimi paesi comunisti del mondo, a vedere com'è una dittatura.

martedì, novembre 21, 2006

Cielo di Lituania

Capita ogni tanto di alzare gli occhi al cielo, e dare un’occhiata a quel che ci contiene tutti. Capita soprattutto di accorgersi delle nuvole guardando dalla finestra, se si vive al settimo piano in una terra senza montagne. E solo in quel momento allora capita di accorgersi che vale la pena fermarsi un momento a guardarle, a dedicare qualche secondo a quel prodotto della natura praticamente irraggiungibile che sa essere tanto anonimo quanto spettacolare.

Il cielo in Lituania è sicuramente paragonabile a quello che cantava Fiorella Mannoia. L’assenza di barriere naturali, la presenza dello stesso mare del nord e dei suoi poker di venti sono gli artisti attivi che contribuiscono a dipingere l’effimero mosaico che ci sovrasta in ogni minuto. E in ogni minuto diverso, sempre, instancabile, fino a quando uno non si stufa di guardarlo e ritorna qualche metro più in basso, sulla terra. Sempre la solita guerra, infinita, tra concreto ed astratto...

Il capolavoro si concretizza però solo alla sera, quando migliaia e migliaia di macchie nere si spostano tutti in massa dai tetti a chissà dove: sono la totalità dei corvi di Kaunas, che ogni giorno nello stesso minuto regalano lo stesso inquietante spettacolo, come fosse un attrattiva turistica.

Mi ritrovo sempre a ripensare a tutto questo nella notte, quando anche le nuvole baltiche sono offuscate da quella tinta unita che tutto annulla. Ma tanto, a ben pensarci, in questi ultimi giorni la vena artistica del cielo si è un po’ spenta. E' un'overdose di grigio, una monocromaticità che non regge più il paragone…chi è stato in Lituania lo sa.

domenica, novembre 19, 2006

In gentile compagnia


Vorrei sapere a quanti non capita mai di volerla. Sembra sempre che tutti cerchino di sfuggirla, di non cadere in questo enorme buco-tabù che si chiama solitudine. Eppure a volte è la compagna migliore per passare il tempo, per radunare tutto quel casino che la vita sociale inevitabilmente ammucchia nel cervello.

Sono ormai le 9 di sera, e fino ad oggi non ho ancora visto praticamente nessuno. La mia domenica anomala, nel mio weekend altrettanto anomalo me la sono vissuta tutta in questi pochi metri quadrati, tra un letto un pc e un libro niente male. Ne avevo bisogno, davvero, dopo giorni e giorni davvero intensi, ricchi soprattutto di quella materia umana che scandisce tutto quello che passa nella vita di una persona, e che poi andrà ad alimentare il flusso di "astratto" e "concreto".

Ne avevo bisogno, dopo un sabato notte che ha assorbito quella poca materia liquida che mi stava in testa prima del Game Over. E ne avrò bisogno, pensando a quello che mi aspetta per i prossimi giorni...tra poco il pit-stop finisce, la porta si riaprirà ancora una volta sul mondo e ancora una volta lo farà senza sapere come mi ritroverà al ritorno.

E' l'Erasmus, è la vita sociale, è semplicemente, la Vita. Eppure ogni tanto devi assecondare il bisogno di andare contronatura, girare due volte la chiave da dentro e cercare di incontrare prima di tutto te stesso.

venerdì, novembre 17, 2006

Labai Aciu ir Viso Gero


...e grazie ancora una volta!

Perchè siete venuti a trovarmi, e si sa che un conto è dirlo e un altro è farlo. Sopratutto, un altro conto è farlo in 4, se i 4 in questione siete voi risulta praticamente impossibile. Eppure c'eravate.

Quindi grazie per aver sopportato tutti i casini che inevitabilmente si sono presentati, e per averne inventato qualcuno voi da soli semplicemente geniale! Non dimenticherò chilometri e chilometri, soldi che non ci sono, milioni di messaggi di cui vi siete strabattuti per venire a vedere dove sono finito.

Dice grazie anche la mia vicina di stanza, che in una sola notte ha capito cosa siamo in grado di fare, quando la forza oscura che si è accumulata minuto dopo minuto di epoche epocali vissute insieme, in ogni situazione veramente, si ritrova a chiudere il cerchio. L'ha capito anche lei, nonostante il muro di mezzo!

Io l'avevo già capito da un pezzo, ed è per questo motivo che ovunque saremo nei prossimi mesi, anni o millenni, inevitabilmente saremo sempre insieme.

mercoledì, novembre 15, 2006

Allergia cronica


Non mi sono mai stati troppo simpatici, non per un motivo preciso, ma forse per una ragione genetica, un qualcosa di radicato dentro di me che mi rende intollerante. C'è chi a pelle non sopporta qualcosa, anche qui senza un giustificato motivo, per me avviene la stessa cosa con le divise. Che ci posso fare? Niente, mi terrò il mio problema.Non mi ricordo più chi me l'abbia detta, ma mi ritorna nella mente questa frase simpatica:

La differenza tra l'uniforme e la divisa è che la prima unisce, la seconda divide.

Detto questo, mi vengono in mente due episodi da raccontare. Il primo è storia di ieri mattina:

Descrizione del set d'azione: Kaunas, Lithuania. Strada antistante l'università, piena mattina di un giorno di settimana --> gran folla di studenti.

Protagonisti: la Policija, Zand.

Trama: Come tutti i giorni settimanali, tutti i minuti, la folla di studenti crea un viavai continuo davanti alla principale università di Kaunas, e approfitta di un semaforo rosso in lontananza che ferma tutto il traffico per attraversare la strada, deserta. Da ricordare che Zand fa parte della folla. E' a quel punto che sbucano un paio di armadi vestiti "alla paramilitare", che con simpatia si impadroniscono della folla e la "accompagnano" gentilmente su un autobus firmato Policija, anch'esso sul verde-grigio andante.

Sbigottimento della folla, non tutta a dire la verità, per qualcuno forse non è la prima volta. Curiosità mia, soprattutto quando vedo che sull'autobus ci sono altri studenti che parlano coi poliziotti, si incazzano, mostrano documenti vari e alla fine...pagano.

Da notare, solo ed esclusivamente studenti.

Arriva il mio turno, ma "ne kalbu lietuviskije" e devo aspettare un poliziotto che sappia l'inglese. E' come cercare un cervello a Buona Domenica, ma il prode stupisce tutti e arriva a oscurarmi con i suoi due metri e più. Qui inizia il dialogo tra Z (Zand) e, come lo chiama Borja, A (Animal). I puntini vanno sostituiti da lunghi attimi di silenzio con faccia da ebete.

A: Why you crossed the road?
Z: (...)
A: Why - you - crossed- the -road?
Z: All people crossed the road, there wasn't cars.
A: Do you know that there are stripes?

Le striscie pedonali, a onor del vero, ci sono, duecento metri più in là, o per lo meno se ne intravede una gloriosa presenza passata.

Z: (...)
A: What country?
Z: Italy.
A: Show me your passport.
Z: Ok.
A: Why your are in Lithuania?
Z: Holidays.
A: For how many times?
Z: One week.
A: Do you have money?
Z: (...)
A: Do - you - have - money??
Z: No
A: Why not?
Z: (...)
A: Why don't have?
Z: (...)
A: WHY - WALK - IN - LITHUANIA - WITHOUT - MONEY??
Z: It's forbidden?
A: ...not. But you are without money?
Z: I have, at home. Not here.
A: Do you have credit card?
Z: Not.
A: (...)
Z: (...)
A: You are free. Be careful.

E questo è quanto, il dialogo è fedele. Da aggiungere e ricordare solamente che la strada in questione era deserta come una via periferica di Battifollo.
L'altro episodio me l'hanno raccontato i quattro esuli in terra lituana per una settimana, e riguarda la loro partenza da Torino Caselle. In coda per il check-in, come al solito stressante e noiosa, quando si avvicina l'uomo-più-brutto-del-mondo, che fantasiosamente chiameremo Luciano Moggi. In un attimo tutte le forze dell'ordine si prodigano per attivare un check-in speciale solo per lui, dove ovviamente può passare indisturbato e in un secondo. Capannello di carabinieri, o polizia aeroportuale (non so) a servire e riverire, inchinarsi e leccare, baciare e incoraggiare.

Da ricordare, si noti bene, che non si sta parlando solo di un personaggio sportivo, che può risultare simpatico o antipatico. Si sta parlando di un uomo colto sul fatto e accusato da prove schiaccianti nel suo reato, un uomo (non l'unico, e siamo d'accordo), che ha truffato milioni e milioni di cittadini, cioè tutti quelli che per due anni almeno hanno giocato schedine su partite truccate, cioè magari anche gli stessi uomini in divisa troppo impegnati a baciare e mettersi a 90 per accorgersene.

Proprio quegli stessi uomini che, per lavoro, avrebbero il compito di combatterli i criminali.

lunedì, novembre 13, 2006

Notti magiche

Eravamo io, Leo, Marty, LoBo, Vale, un pacchetto di patatine, una scatola di cioccolatini, una bottiglia di Svyturys, l'alba del Nord e l'anima di Vilnius a vagare verso l'ostello.



mercoledì, novembre 08, 2006

I barbari del sud


Disastro. Sono arrivati oggi in massa, questa mattina a mezzogiorno all'aeroporto di Kaunas. Quattro tutti in una volta, e se fossero quattro persone normali non sarebbe cosi' grave. Ma Leo, Marty, LoBo e Vale in un colpo solo mettono a dura prova la "tranquilla" quotidianita' del mio vivere a Kaunas, non c'e' dubbio.

Li aspettavo da tempo, da mesi e mesi a dire la verita', perche' il mio Erasmus qua e' iniziato proprio con loro, nell'umidita' di una casa di Savona con il mappamondo in mano a decidere dove scappare. Mesi e mesi di discorsi, speranze, viaggioni mentali e risate sulla mia fuga in Lituania se ne sono andati in un secondo, e tutto quello che si puo' fare adesso e' ripensarci e ridere ancora una volta. Perche' poi alla fine e' veramente tutto come avevamo immaginato insieme, quasi come se a forza di parlarne sia riuscito a trasformare in realta' i frutti di troppe notti universitarie passate nei posti sbagliati, e cioe' non in un letto.

Mi fa piacere averli qui con me per sei giorni, perche' condividere tutto questo con loro che hanno condiviso con me l'ultimo mio anno di vita (e LoBo ben di piu') e' fondamentale, in queste giornate che diventano buie sempre piu' presto.

Non saranno solo sei giorni di birra e di cazzate sparate al vento con una facilita' impressionante, saranno anche sei giorni da dedicare a quello che e' stato e magari un giorno sara' di nuovo. Dopotutto, se sono qua e' anche grazie a loro.

martedì, novembre 07, 2006

Poco o nulla

Basket, cibo, alus, parole. Poi mi sono chiuso a finire le ultime gocce di questa giornata nella mia stanza: a volte bisogna anche fare finta di studiare, e se proprio devo mi piace farlo di notte.

Prima di andare a dormire, però, un viaggione multimediale, che questa volta mi ha portato su uno dei blog più visitati d'Italia, più o meno 1000 visitatori al giorno, 30000 al mese. Personalitàconfusa. Mi ha ispirato il nome, mi piace quello che scrive perchè sono cose che pensiamo tutti, niente di nuovo. Ma lui le scrive, e ne hanno fatto anche un libro.




E questa, la metto perchè vuol dire tante cose. Mi vengono in mente mille parole, ma ne scrivo solo una: casa.