martedì, ottobre 31, 2006

La luce della notte di Kaunas

Questa sera non ho ancora abbassato le tende, e dall'alto del mio settimo piano si vede una buona fetta di città.

Da qualche parte, e non so perchè, sale la voglia di spegnere il computer e ripartire, andare a vedere cosa c'è dietro quelle luci che si perdono laggiù in fondo, sicuro di trovare qualcosa anche se non dovessi trovare niente: solo la possibilità di vedere qualcosa di nuovo, che oggi è a portata di mano e domani chissà, avrebbe la forza di far scattare la molla.

E' il motivo principale che mi ha portato qua, a volere a tutti i costi l'Erasmus il prima possibile e a scegliere questa base strategica per poterlo vivere sempre con lo zaino in spalla, consapevole del fatto che ogni direzione prenda il primo autobus disponibile sarà un posto da vedere.

Klaipeda, Riga, Vilnius non hanno fatto altro che farmi salire l'appetito, la voglia di posare i miei piedi su tantissime altre terre che tanto comunque non potrò mai assimilare pienamente, ma con un bombardamento costante di emozioni riuscirò comunque a farmi una mia personalissima cartolina mentale di ogni posto, che rimarrà dentro di me per sempre. Mio.

Non è un modo alternativo per dire che Kaunas mi sta stretta, che il solito demone che si è insediato dentro di me da un po' di tempo mi porta ad essere in qualche modo fuggitivo sempre. Da che cosa, poi, non lo saprei nemmeno dire. I legami sociali che mi incollano alla sedia sono invece un'entità concreta, e si materializzano sottoforma di impegni universitari, di bisogno umano di identificare un qualcosa come la propria Casa, di stupenda cornice di persone che mi circonda in questo nido.

E poi c'è la necessità, necessità fisica, di rifiatare ogni tanto, lavare i vestiti e aspettare che si asciughino, togliere da sotto gli occhi per un attimo lo zaino e quando le pile sono cariche riempirlo di corsa e ripartire. E la necessità mentale di sentire l'impulso del ripartire, per evitare di sentire come un qualche impegno da assolvere una delle cose più naturali e primitive che si possano fare. Camminare.

Ho spostato lo sguardo, poco più in basso della finestra c'è un libro. L'unico libro che mi sono portato dall'Italia (finchè Alessandro non verrà a riprenderselo). Un indovino mi disse, di Tiziano Terzani. Per qualcuno un semplice libro, per qualcuno un insieme di sogni per i momenti di svago tra cumuli di stress, per qualcuno la Bibbia.

Per me, la forza che fa scattare la molla.

domenica, ottobre 29, 2006

Quattro giorni a Vilnius

Se ne torna a casa, dopo dieci giorni, Marco, e arriva il freddo. Una vendetta pungente in tutti i sensi, quella del destino, questa volta: ho passato gli ultimi giorni a fare il furbo e a sottolineare come mi restino ancora un buon numero di giorni da passare qua ogni volta che lui allontanava dalla mente il momento del ritorno, e così se ne va lasciandomi nel freddo e nei primissimi accenni di neve. Logico.

Sarà con il freddo che tornerò le prossime volte a Vilnius. Una città che mi ha stregato, mi ha preso nell'inconscio con una forza troppo potente per sfuggire. Ma non avrebbe neanche senso cercare di sfuggire a questa piccola capitale degna di appartenere a quell'Europa che ha tanto cercato, e che ormai si materializza nelle sue strade, sotto ogni aspetto. Una città elegante, moderna e antica allo stesso tempo, ricca di chiese e pregatori vari di ogni religione, altrettanto ricca di culture e di popolazioni differenti. Soprattutto, ricca di cultura.

Un'impressione potente ti assale mentre cammini per le strade di Vilnius: si ha la sensazione di essere in una città dove non esistono avvocati ingenieri o mercanti, ma solo musicisti pittori e attori. Solo un'impressione ovviamente, che se ne sta racchiusa tra le vie della Vecchia Città, la nuova Vilnius ovviamente ti riporta alla realtà. Un'impressione dovuta magari ai pittori che espongono i loro quadri in ogni angolo, o ai mille musicisti che si spostano dai conservatori ai locali di live music. Impressione generata forse anche dalle troupes cinematografiche impegnate a girare un film in un'elegante casa del centro, in una delle tante zone protette dall'Unesco.

In più, il gioiellino di Trakai, un insieme di laghi vari coronati dal castello e dal suo museo che ne fanno una classica meta d'obbligo per tutti i turisti. Proprio a Trakai scende il tramonto.

Poi arriva la notte, con la sua solita metamorfosi. Che cambia la faccia alla città, cambia le faccie delle persone, ma soprattutto cambia il codice mentale con cui cerco di interpretare il mondo. Vilnius diventa ancora più bella, la sua magia si sposta dalle strade ai locali, la colonna sonora non è più solo musica classica ma un mix di tutto, non solo in senso positivo ovviamente. Arriva il solito cumulo di incontri, conoscenze e storie assurde, ma questa non è solo più storia esclusiva di Vilnius ma caratteristica essenziale di tutte queste zone.

Tornerò presto a Vilnius, anche se non ci sarà più Marco con me. Solo un motivo in più per altre conoscenze.

giovedì, ottobre 26, 2006

Persone

Sono la materia prima di una vita. Il motivo per cui vale la pena esistere, confrontarsi, agire. L'essenza dell'apparire su questo mondo, in una continua condivisione di ogni materia con qualcuno che da qualche parte ci sarà sempre. Massa indistinta, semplice contorno, ma anche prerogativa di vita, ancore di sopravvivenza.

Possono apparire sottoforma di gente, di esseri umani, di esistenze, di legami e di tutto, ma non possono non apparire, semplicemente perchè cancellarli vorrebbe dire cancellare sè stesso, annullare il motivo stesso per cui si è in questo mondo.

Ogni volto può apparire anonimo, uno fra tanti e nessuno un attimo dopo, ma può bastare un minuto per fissarlo su un piedistallo, protagonista attivo nel bagaglio forse infinito di ricchezza che si accumula nel corso degli anni.

Questi sono giorni all'insegna di conoscenze, sensazioni, sentimenti. E solo gli esseri umani possono essere in grado di regalare tutto questo...sono giorni in cui non si ha tempo di tirare le somme, perchè l'elenco infinito deve essere aggiornato continuamente. Senza permettere a qualcuno di fuggire, nemmeno se lo vuole, da un posto che ormai ha conquistato e non può più lasciare.

Ho conosciuto persone intriganti in questi ultimi giorni. Solo le ultime di una lunga serie, che non deve accennare a diminuire mai per me, come per chi crede nei normali rapporti umani più che in qualsiasi altra cosa. Persone che forse è possibile conoscere solo qua, e per "qua" non intendo solo il posto ma la combinazione fatale di ambiente, situazione e mentalità. Persone di ogni tipo e con ogni storia, che si sono avvicinate a me per mille motivi diversi e con cui ho cercato di condividere tutto per gli stessi motivi. Soprattutto, ho conosciuto meglio persone che subito erano solo volti, e solo con il tempo sono diventati parte di me, stanno entrando in quella specie di posto che da qualche parte in un essere umano c'è di sicuro e che mi seguirà in ogni posto. Mi viene in mente Paolo, che da domani se ne andrà dalla mia stanza ma solo in senso strettamente letterale...

Persone che arrivano, che si impossessano di me mentre io mi impossesso di loro, che mi intrigano per una notte e forse nello stesso momento mi intrigheranno per sempre, persone che portano insieme storie troppo lunghe da raccontare, che qualche volta mi fanno anche incazzare, che non cercano la presunzione di spiegare a qualcosa di concreto come una tastiera o di intangibile come inverificabili presenze lontane quello che vorrebbero dire...E persone che riappaiono nella vita senza essere scomparse mai, riportando a galla in un solo secondo milioni di attimi passati insieme, come in questi giorni sta facendo Marco. Purtroppo anche persone che vorrebbero cancellarmi ( ma che io non vorrei cancellare mai), in nome di una condizione migliore che difficilmente arriverà cercando di raschiare via dalla pelle sempre troppo viva masse di ricordi incancellabili...

Grazie a chi resiste dentro di me, a chi in qualche modo mi racchiude a sua volta, a chi conosco da sempre e in qualche modo non ho conosciuto fino in fondo mai, grazie a chi non conosco per davvero ma si fa sentire vivo attraverso una connessione Adsl. Grazie a chi mi regala momenti esaltanti e diabolici tormenti. E soprattutto grazie a chi mi pensa tutti i giorni anche solo un minuto quando legge queste pagine virtuali, non sta facendo altro che la stessa cosa di chi le scrive.


P.s. Tra poche ore altro Trip: partirò per Vilnius, ultimi 4 giorni con l'esule ciclista in terra di pianure. La possibilità di mantenere i contatti col mondo è direttamente proporzionale ai minuti liberi che avrò per accedere a un computer.

martedì, ottobre 24, 2006

Riga Mon Amour?

Un posto già visto, da qualche altra parte, forse solo nell'immaginazione. Una città che è tale a tutti gli effetti, degna fotografia di quello che i Paesi Baltici stanno diventando e diventeranno. Riga non è più quel posto lontano, sconosciuto, che poteva essere fino a qualche anno fa. Cinque minuti di centro storico lo testimoniano.

La frontiera tra Lituania e Lettonia, che serve solo più per dar lavoro a qualche poliziotto e a far perdere sane mezzore, non riesce ad interrompere la continuità di paesaggio che sale dal finestrino. L'immensa pianura che ormai mi ha imprigionato (dove sono le mie montagne?) non accenna a cambiare; sono sicuro che potrei non scendere dall'autobus per centinaia di kilometri ancora e sapere cosa aspettarmi. Di colpo, poi, nel tramonto, arriva Riga. Con i suoi ponti, con le sue mille chiese, con i suoi ormai centomila locali notturni pronti a rapirti.

La stazione degli autobus, enorme, è vicina a uno di quei mercati di periferia specializzati nel vendere praticamente tutto, anche mazzi di fiori raccolti da qualche giardino qualche minuto prima.

La città vecchia, è la Riga che tutti vanno a cercare. Strutturalmente bellissima, tipica città del nord tirata su a pietre e legno che la rendono magica. Festival di turismo, di locali di ogni tipo, di studenti e di internazionalità che si respira in ogni angolo, anche in un weekend di metà ottobre. Soprattutto nella notte, quando ogni città diventa uguale a tutte le altre a seconda degli occhi che la guardano, lo spirito del divertimento ti avvolge in un secondo: passano pochi minuti e credi di essere a Siviglia o Granada, nel pieno della movida spagnola, solo con ben altri panorami...

Più di una volta, però, ti chiedi se non sia giunto il momento di cambiare cittadinanza, almeno per una sera, e smettere di essere italiano...okay non è facile far finta di essere qualcun altro con Marco che parla solo italiano e piemontese, però la speranza di una via di fuga è sempre lì, sospesa tra mille miei coetanei che si avvicinano ogni dieci metri con un cartoncino diverso, a pubblicizzare l'ennesimo Strip Tease o paradiso vario...sempre parlando un perfetto italiano. Non siamo più nella Genova di De Andrè, o forse semplicemente non siamo De Andrè, e dopo un po' la voglia di smettere di camminare è sempre più grande. A un certo punto appare addirittura la pubblicità di una discoteca dove è possibile provare l'esperienza di una prigione sovietica. Meglio fermarsi davanti a una birra o un Vana Tallin, a discutere di quanti danni abbia ormai combinato irreversibilmente nei posti più belli del pianeta una determinata e nutrita categoria di connazionali d.o.c., esportatori delle migliori qualità italiche negli altri lidi... forse a un certo punto ho anche iniziato a ridere da solo, pensando a fiumi di polemiche lette in internet sulla Lituania: forse il miglior modo di salvaguardare ancora per un po' di tempo questo posto è proprio dire a tutti che qua fa schifo...!

Tutto il resto, è stato un insieme di cose assurde ormai normali, come i jolly che ormai escono abitualmente dagli Ostelli della Gioventù, come una discoteca vissuta fino alle 8.04 del mattino, come l'incontro con un "romano atipico" uguale a noi e quello con un Viaggiatore professionista, 5 anni in giro per il mondo senza aver più visto di persona la sua famiglia in Australia e altri 5 ancora da vivere viaggiando, per dire davvero di aver vissuto.

sabato, ottobre 21, 2006

Riga Mon Amour

Un racconto anonimo del Quattrocento narra che ogni notte, dal fondo del fiume Daugava che attraversa Riga, emerge uno spirito che chiede se la costruzione della citta' e' terminata. Immancabilmente l'interrogato risponde di no, perche' ognuno sa che, secondo la leggenda, quando Riga sara' finita, sprofondera' nel fiume....

Dopo aver sentito questo racconto, e' inevitabile che io sia partito alla volta della capitale lettone per cercare lo spirito. Fino ad adesso non l'ho trovato, ma le sorprese non sono mancate...
Ci sara' tempo per ripensare a tutto nel mio nido di Kaunas, questo ostello della Gioventu' mi distrae troppo adesso. A lunedi!

giovedì, ottobre 19, 2006

Strana giornata

Strana giornata questa. Fatta di sole ma di freddo. Di vento e di silenzio. Svuotata da impegni, riempita di nulla. Passata soprattutto tra quattro mura, eppure sono riuscito ad essere in troppi posti comunque, da seduto. Una giornata libera, un po' malinconica, ma dopotutto è autunno in tutti i sensi. Anche il computer l'ha capito, e va a cercare da solo nel mio Catalogo Multimediale colonne sonore adeguate. Mi aiuta a cercare di non-capire, lo stronzo, e adesso mi colora il cielo di Nothingness...
Giornata passata ad inseguire persone che non mi possono, non mi devono scappare, non mi scapperanno perchè le funi forgiate dal tempo sono ormai di acciaio pesante e non si possono più tagliare. E giornata passata sotto lo squarcio di pesanti passi lasciati da persone che con prepotenza mi entrano nella vita. Strana giornata, quando è difficile prima di tutto capire cosa è strano e cosa è normale, prima ancora di chiedermi quale delle due opzioni è la migliore...

Strana giornata, perchè il demone che da qualche parte oggi si è insediato dentro di me prende per ogni scelta due direzioni diverse, ed andrò a dormire lacerato in due parti che probabilmente domani si ritroveranno unite. Strana giornata, passata a prepararsi all'arrivo del primo Cataclisma italico che entrerà da visitatore esterno nella mia nuova vita.

Strana giornata, che probabilmente tra poco finirà, o che forse non finirà mai.






Giornata che, per fortuna o purtroppo, è stata anche di cose concrete. Ecco il video creato da Paux l'altro giorno. Finalmente su youtube! E' youtube che però non vuole venire sul mio blog...!

Vacanze in Patathouse

martedì, ottobre 17, 2006

L'esercito delle forchette

Ieri sera solo nella notte, mi sono spostato da un locale ad un altro e poi da li' a casa. Passeggiando tra cumuli di foglie ormai ingiallite e vita che dorme, mi sono accorto di non essere poi così solo tra le strade. Ogni minuto ne incontravo qualcuno, forse perche' alla fine facevo caso solo a loro, forse perche' e' difficile non vederli, probabilmente perche' quando la citta' va a dormire i gatti randagi sono loro.
Li conoscevo gia' prima di arrivare a Kaunas. Mi hanno messo in guardia tutti, appena sono arrivato, nei "giorni di assestamento". Me li hanno descritti in ogni modo possibile, e forse alla fine la realta' rappresenta efficacemente tutte le definizioni fantastiche che ho sentito su di loro. I lituani stessi ne parlano ridendo, a testimonianza del fatto che non sono solo un'immagine proiettata da occhi forestieri abituati ad altri campionari di espressioni ma esistono davvero, minoranza massiccia del popolo lituano. Mi dice una ragazza che c'e' un comico, a Vilnius, che e' diventato famoso proprio imitando queste caricature di se' stessi.



Sono i Forsas, termine che vuol dire qualcosa come forzuto, ma nell'accezione totale del termine, cioè anche non proprio intelligente. Ragazzi o uomini lituani, ma lituani della "vecchia generazione", quella figlia del sovietismo e dei primi barlumi di follia consumistica seguiti subito dopo Berlino. Alti sempre troppo piu' di te, sono anche grossi troppo piu' di te, e quando arrivano li senti sempre. Vestiti con l'ultimo grido dei cataloghi dei kitsch, fanno del capello rigorosamente cortissimo uno dei capisaldi della loro dottrina. Scendono da macchine niente male...negli anni '90, ma che dopo l'ultimo incidente in Francia sono arrivate a Kaunas, per essere dotate dai meccanici di Fast and Furious della marmitta piu' casinara o da impianti audio pensati probabilmente per discohouse.

Si muovono sempre in gruppi di almeno 3 o 4 persone, solo in quei momenti riescono a essere dei veri Forsas, quando sono da soli neanche li vedi perchè si mischiano alla gente. Ultimo accessorio indispensabile e rigorosamente presente, la bottiglia di birra in una mano, che finirà il suo corso schiantata contro qualche muro, a volte contro qualche vetro, quasi sempre contro l'asfalto.

E' difficile conoscere l'aspirazione di un vero Forsas, mi piacerebbe un giorno parlare con uno di loro per capire se veramente è così bello cercare un pretesto per fare a botte sempre, e finire magari sanguinanti contro un muro perchè un altro gruppo è stato più forte. O mi piacerebbe capire il senso di scagliarsi contro qualcuno, anche solo verbalmente, solo quando la matematica ti dà la proporzione costante di tanti contro pochi. Magari, potrei anche chiedergli se è stato uno di loro a regalare due colpi di pistola in testa a uno, sabato notte, esattamente davanti al disco-bronx che c'è nel piano terra del mio dormitorio...

Ormai l'esercito dei Forsas è sempre più alienato anche nella propria casa, basta avere una visione d'insieme di tutta la popolazione per capirlo, ed è inevitabile che sia così all'interno di un popolo che studia, viaggia, capisce e lavora seguendo altri binari di vita, guardando a studenti stranieri (per esempio) come un'occasione di confronto e non solo di ostilità.

Resistono a Kaunas, che è un po' la loro capitale, ma il sentimento che i propri concittadini provano verso di loro si sta trasformando sempre di più da paura a compassione, con buona rassegnazione per il comico di Vilnius, che dovrà reinventarsi un altro lavoro.


La mia casa, il dormitorio, con la discoteca...al piano terra!

lunedì, ottobre 16, 2006

Una vita da criceti

Segnalato da Enzo.

Fino all'età di quattordici anni ho vissuto in una casa senza frigorifero. Eppure, nonostante possa sembrare incredibile, il mio sviluppo psico-fisico non ne ha risentito. Erano gli anni Cinquanta e abitavamo in città. Nonostante ciò, non ricordo che ce ne derivassero particolari disagi, anche se eravamo in quattro bambini da crescere. E la nostra famiglia non era un'eccezione. Tra quelle che frequentavamo non c'era nessuna che avesse questo elettrodomestico.

All'inizio degli anni Sessanta, improvvisamente e in perfetta sincronia con i nostri conoscenti, abbiamo scoperto di sentirne la mancanza. Come in una sorta di disvelamento collettivo ci siamo resi conto che non potevamo più farne a meno per vivere dignitosamente. Da allora, chiunque mette su casa, lo considera uno dei pochi oggetti dal quale non si può prescindere, oltre al letto, la cucina, il tavo lo, un armadio e la televisione.

Ma qual è l'utilità del frigorifero? Beh, ti consente di conservare più a lungo i cibi deperibili, per cui puoi andarli a comprare una volta alla settimana e non ogni giorno. Tutti in fila con i carrelli davanti alle casse dei supermercati. Senza dubbio una bella comodità. Si risparmia un sacco di tempo. E di tempo ne hai sempre così poco. Sì, ma perché ne hai poco? Perché lavori tutto il giorno e in più ti ci vuole un'ora per andare e un'ora per tornare. Nel poco che ti resta, c'è il bambino da portare a nuoto, le commissioni, la casa da tenere in ordine. Sì, ma perché devi lavorare tutto il giorno? Per avere i soldi necessari a pagare il frigorifero che ti fa risparmiare tempo a fare la spesa, tutti gli altri elettrodomestici che ti fanno risparmiare altro tempo e le bollette dell'energia elettrica che consumi per farli funzionare. Li guardi, chiusi nelle loro automobili con lo sguardo perso nel vuoto, mentre affiancano la tua automobile ogni mattina negli interminabili intasamenti sulle tangenziali e sulle vie cittadine. Li rivedi ogni sera al ritorno, chiusi nelle lo automobili con lo sguardo spento, negli interminabili intasamenti sulle tangenziali e sulle vie cittadine. Se provassi a chiedere perché sono lì, a respirare fiotti di gas di scarico, ti direbbero che farebbero volentieri a meno di usare la loro automobile tutti i giorni sul tragitto casa-lavoro-casa, ma sono costretti a farlo. Non si rendono nemmeno conto che vanno a lavorare per avere i soldi necessari a comprare l'automobile di cui hanno bisogno per andare a lavorare. Se sommassero la svalutazione del capitale con i costi di gestione e manutenzione ordinaria, si accorgerebbero che assorbono cinque stipendi ogni anno. Se non hanno incidenti. E se non tengono conto di quella parte di tasse che vengono usate per costruire e manutenere le infrastrutture necessarie a far circolare le automobili, nonché per pagar e le spese ospedaliere degli incidenti automobilistici: 250.000 ogni anno, con una mortalità di 8.000 persone.


Lavorare per la crescita del Pil? Per produrre sempre più cose sempre meno utili e sempre più dannose? Per avere i soldi necessari a comprarle? Hai presenti i criceti che corrono dentro la ruota? Con l'aggravante che questo fare fine a se stesso, oltre a distruggerti la vita, comporta una progressiva devastazione del territorio, un aumento crescente dell'inquinamento, un progressivo esaurimento delle risorse, una sottrazione di ciò che è necessario a quattro quinti dell'umanità per seppellire sotto quantità crescenti di rifiuti il restante quinto di cui fai parte.


Vale la pena rileggere un passo del "Piccolo principe" di Antoine De Saint-Exupéry. "Buongiorno", disse il piccolo principe. "Buongiorno", disse il mercante. Era un mercante di pillole perfezionate che tolgono la sete. Se ne inghiotte una a settimana e non si prova più il bisogno di bere. "Perché le vendi?",! disse i l piccolo principe. "È una grande economia di tempo", disse il mercante. Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatre minuti alla settimana. "E cosa si può fare in questi cinquantatre minuti?". "Si fa ciò che si vuole…". "Io - disse il piccolo principe - se avessi 53 minuti a disposizione, camminerei lentamente verso una fontana…".


Maurizio Pallante

Fonte: http://www.carta.org/ Carta settimanale numero 35 9.10.06


domenica, ottobre 15, 2006

Kulautuva Caput Mundi

Eccomi di nuovo a casa, con la mia musica e il mio ormai consolidato mondo a ripensare a tutto distrattamente, in poche parole senza pensare a niente.

Eppure le ultime ore sono state particolarmente intense, difficili da dimenticare. Una notte bellissima in un posto sconosciuto ma già visto, forse nell'ambientazione di qualche fiaba o nei soliti film americani.

Lo scenario è un posto che non diventerà mai una cartolina, ci sono già stato mille volte nei dintorni di casa mia e infatti capivo di essere al posto giusto. Un bosco, un qualsiasi bosco, con i suoi suoni ed i suoi silenzi, il buio freddo della notte e i colori autunnali del mattino. Un pezzo di mondo a un'ora di autobus da Kaunas, un'ora passata a attraversare campagne lontane, dove i ricordi volano a cercare similutidini con altri posti e dove la gente va a raccogliere le patate con il carro e il cavallo. Uno spaccato di origini e provenienza, la macchina del tempo va indietro di pochi anni, che però corrispondono a un'altra epoca se ne hai solo venti.


Il set vero e proprio è però una meraviglia, ed appare tra i rami di mille pini. La villetta è quella classica del Nord Europa, con un tetto ripido che la dice lunga sul carico di neve che tra un po' arriverà, e un giardino ancora verdissimo come i km quadrati di bosco che lo circondano.
Varcata la soglia, si entra nel vivo della classica casa dei sogni: solo il camino non è in legno, e una sauna all'ultimo piano fa capire che non mancherà proprio niente.

I protagonisti. Mancano solo loro. Gente di tutta Europa, ma soprattutto padroni di casa, l'anima di questa festa parauniversitaria che qualcuno ha voluto e saputo organizzare alla perfezione. Unico biglietto d'ingresso, un qualcosa di tipico da mangiare in rappresentanza del proprio paese per chi lituano non è, e io e Paolo abbiamo fatto...all'italiana. "Sti 'azzi...e che facciamo?" "Pizza da asporto, che dici? Pizza d'asporto e problema risolto...io farei così". Solo un barlume di lucidità trovato raschiando il fondo di noi stessi ci ha salvato, e una pasta alla mediterranea preparata in mezz'ora ha fatto la sua bella figura.

La festa è decollata in un attimo, come era logico che fosse in un contesto di simile. Più di una volta mi sarà capitato di ridere da solo, pensando a cosa sarebbe successo in Italia se avessi avuto con me una webcam collegata in diretta con i Mari del Sud, alla reazione davanti alla visione di uno spettacolo che dopo qualche settimana di Lituania inizia ad essere normale, ma che dall'Italia sarebbe puro delirio.


Adesso sono tornato nel mondo, ho passato tutto il pomeriggio a dormire per fare la pace con il mio corpo, a lavare vestiti con il sapore della Vita ancora sulla pelle.








François, antichi rancori tra Italia e Francia salgono a galla.

venerdì, ottobre 13, 2006

Pensieri affidati al vento

Ormai sta diventando il mio psicologo....guardo lo schermo di questo portatile come al riflesso della mia mente, gli parlo come se mi confidassi ad un amico, lo ascolto e rifletto su cosa mi dice, a volte ci litigo a volte non me ne separo. Dall'altra parte, sottoforma di cristalli liquidi che cambiano disposizione a seconda del momento, tutto il resto dell'iceberg, quello che è sott'acqua e non si vede, che ne costituisce però la parte importante.

Una massa di vita, che mi arriva sottoforma di mail, di commenti al blog, o che si collega anche con gli altri sensi e mi permette di materializzare volti amati in diretta e voci familiari nelle orecchie. Almeno in quei momenti, in una telefonata Skype ad esempio, mi sembra di essere meno cerebralmente leso, certo mi ritrovo sempre a parlare ad un computer, ma dall'altra parte ricevo quei feedback che mi confortano non poco.

In questo strabiliante cocktail di contatti con nomi conosciuti e volti immaginari, (Fabio è l'ultimo e uno dei più graditi, storia di pochi minuti fa), nuove conoscenze piovute dalla rete, in questo discutere costruttivo su posti diversi, il peso del senso della vita lo portano sulle spalle i miei Amici, tutti. Grazie a loro, grazie a Voi, capisco che alla fine non ha senso capire niente, solo vivere con la massima intensità possibile tutto. Nelle foto che ogni tanto vado a riguardare, mi rendo conto di essere un miliardario al contrario, non ho niente insieme a me ma ho tutto quello che serve dentro, impresso come un tatuaggio indelebile per sempre. Se è vero che il modo migliore per rivedere i ricordi non è una fotografia ma l'averli fissi in modo indelebile nella testa, non trovo il senso di aggiungere nessuna immagine per spiegar meglio quello che sento, però ho appena ricevuto un video clamoroso e mi piacerebbe metterlo qua.



Non è facile aprire il file, spero che ce la facciate...chiedo scusa se non uso ancora Youtube, ma sono un fagnan e cerco la via più semplice per me e più complicata per voi. In ogni caso, cliccate qua. Grazie Paolo per il CAPOLAVORO.

E mentre scorrono le immagini, flash abbaglianti mi colpiscono nella memoria. Al momento di salutarlo, sapevo che sarebbe andata a finire così. Lo conosco meglio di quanto lui conosca sè stesso, conosco il suo modo di essere, di sputare in faccia al mondo e sapevo che saremmo rimasti difficilmente in contatto. Io e LoBo siamo, tra noi, all'antica; l'inesistenza di rapporti comunicativi normali con lui è dovuta al fatto che davamo importanza solo a parole e silenzi in macchina, sempre e solo con Buona Musica. Qua manca la mia macchina, manca, effettivamente, la Buona Musica, perchè non c'è LoBo per poterla suonare. Di conseguenza, mi manca un casino anche LoBo. Che per me ovviamente è solo alla fine "Accordi Maledetti", prima c'è ben dell'altro.

Seduti in macchina a parlare mentre vivi la luce che al mattino scompare
questa è l'ora giusta per sognare quando le frasi vengon fuori da sole


Voci dall'Italia mi arrivano confuse su di lui. Quindi cercatelo, trovatelo, portatelo davanti a un pc e contattatemi. E tu LoBo, boia porco, per una volta clicca su "commenti"!

E' finita la parentesi dell'amarcord, chiedo scusa a tutti quelli che non mi conoscono e logicamente non possono capire. Dalla prossima volta si parlerà di nuovo di Lituania, a meno che un altra bufera non mi porti di nuovo fuori strada, tra le nuvole del cielo del Baltico.


giovedì, ottobre 12, 2006

"Sentire che respiri, sentire che vivi..."

Giornata intensa, questa. Ho avuto un bel po' da fare, questa volta non per l'università o altri sbattimenti ma nel traballante mondo dell'online.

La valanga di commenti e reazioni, non solo su questo sito ma anche su altri, è stata travolgente, e mi ha perseguitato per tutto il giorno. Non con tormento e angoscia, ma come uno scherzo sfuggito di mano, è diventato più grosso di me e l'unica cosa che potevo fare era assistere passivamente. Tantissimi commenti, tantissime frasi importanti, qualche cosa che si poteva evitare: fa parte del gioco, e allora tanto vale divertirsi a leggere.

La sorpresa, però, arriva alla sera; sbalorditiva come l'apparizione di Babbo Natale ma anche sottosotto attesa, proprio come l'arrivo del suddetto. La mia casella mail si è aperta su una massa di lettere inaspettata, tutte frutto delle voci di comare odierne. Scritti di ogni sorta, che spaziano dal classico all'assurdo, mi hanno fatto visita e rapito, inviati da gente che credo di conoscere di persona ma, soprattutto, da gente che non consco.


Pertanto, ringrazio tutti per la manifestazione di vitalità, e ringrazio in particolare persone che non posso nemmeno immaginare quali Luca, Gintare, VooDoox, Vilniusboy, Fabio, Lamli e Jonas/Giovanni. Ma in particolare ringrazio Sigmundflower, o "il Primitivo" che dir si voglia, che mi ha inviato una mail piacevolissima che rispecchia l'interpretazione semiotica (eh eh...!) che si deve dare a questo blog. Onorato.

Tra le critiche, un appunto: la faccenda di Borja non è stata mal interpretata ma mal spiegata (Mea Culpa). Vanno lette all'interno di un contesto Erasmus e non lituano, l'aggettivo "lituana" che ho riportato nel suo messaggio potrebbe essere benissimo sostituito con qualsiasi altra nazionalità, perchè se ripenso alla scena che ha vissuto con una ragazza, probabilmente ubriaca, conosciuta in discoteca, mi addormento ridendo.... Nessun disprezzo verso la serietà delle ragazze lituane, nessun doppio-significato da ricercare in quelle parole: lo stesso poteva accadere a Genova o Valencia. Giusto chiarirlo perchè va bene prendersela con me, ma non con lui.


Poi, cambio canale e me ne vado in Italia, a vedere che succede. Incredulità e sbigottimento: un parlamentare su tre è drogato! Incredulità e sbigottimento per davvero: avrei detto molti di più. La Fini-Giovanardi, inutile negarlo, ha dato i suoi frutti.


mercoledì, ottobre 11, 2006

Istruzioni per l'uso


Okay, okay, okay. Mettiamola così, sono i pro e i contro che si insediano in ogni cosa. Il problema qua è questo. Quando appari su un blog che ha la sua importanza, devi essere pronto ad ogni tipo di sfida: e questo non era il mio obiettivo, nè tantomeno lo è adesso.

Il blog di Karim raccoglie sentenze nel bene e nel male, proprio perchè si basa su un bacino d'utenza enorme, che porta ogni viaggiatore del web alla ricerca di informazioni sulla Lituania ad imbattersi nel suo piccolo, grande, immenso lavoro.

Adesso, in qualche modo, ne sono partecipe anche io, con tutti gli onori e gli oneri della situazione. Mettiamola così.

Io non sono una mente suprema che ha la pretesa di spiegare il mondo in cui mi sono autocatapultato, semplicemente mi è passato per la testa di tenere un blog del mio Erasmus (leggi: esperienza di vita destinata a svolgersi in un periodo PRESTABILITO) e così ho fatto.

Proprio per questo motivo, credo che sia giusto stabilire un paio di presupposti importanti:


  1. questo è un blog creato principalmente per comunicare con i miei amici o conoscenti impressioni, non verità assolute, che vanno prese come tali.

  2. sono in Lituania per una serie di motivi ben precisi, che possono essere così sintetizzati: vivere in un posto fuori dagli schemi e assumerlo fin dall'inizio come tale; imparare l'inglese; viaggiare verso posti così periferici da apparire indispensabili; evitare di trovarmi in mezzo a mandrie di italiani-tipo in cerca di Erasmus-fiesta-discoalcoldonne-no-stop; conoscere mentalità diverse e proprio per questo indispensabili.

  3. il mondo è a volte piccolo a volte troppo grande. Ci sono tantissimi posti che vorrei prima o poi vedere, e sono tutti simili più alla Lituania che a Las Vegas. Ho viaggiato in bici per Slovacchia e Polonia, ho suonato nelle città più belle di Spagna e Portogallo, ho cercato di vedere altri posti secondo mentalità diverse da quelle Alpitours. Sono qua per continuare a far così.

  4. ogni Paese, ogni Area geografica e probabilmente ogni Città ha la sua mentalità. Nessuno qua ha la pretesa di imporre la propria, semplicemente mi piacerebbe assimilare quelle che riesco a conoscere. Per questo motivo, cercherò di conoscerne il maggior numero possibile, proprio per eliminare quel pregiudizio tutto "occidentale" che tende a riconoscere il proprio modello di organizzazione di vita come l'unico ammissibile.

  5. non mi piace discutere, nè sul web nè nella vita reale. Solitamente, rispondere e controbattere a maleducati che si introducono nei mondi altrui non è un mio hobby. E non deve diventarlo: quindi, se qualcuno ha da fare qualche legittima protesta a qualsiasi cosa, non c'è problema, a patto che si mantenga nei limiti dell'educazione e della coerenza: questo è un blog, non un monologo, quindi i commenti sono ben accetti. Quello che non mi piacerebbe vedere è una caccia alle mosche, dove fiumi di parole e di argomentazioni assurde si perdono in un mare di illogicità, come troppe volte ho visto in Rete. Per qualsiasi incomprensione, comunque, esiste la mia mail, non è difficile trovarla.

Su queste pagine, si leggeranno di sicuro impressioni di ogni tipo, anche contrastanti fra di loro, figlie del fatto che la Lituania non è nè migliore nè peggiore della Francia o della Spagna, semplicemente è DIVERSA. E lo stesso vale per il suo popolo, per la sua lingua, per i suoi usi ed i suoi costumi. Chi leggerà o ha letto giudizi di ogni sorta, avrà interpretato male le mie parole, non necessariamente per colpa sua: dopotutto, scrivo quello che mi passa per la testa in quei pochi momenti che riesco ad essere davanti al compuer.

E' necessario fissare delle linee base perchè questo blog sta diventando strano, mi intasa la casella e-mail di commenti entusiastici e mi ritrovo illustri sconosciuti a giudicare senza conoscere. Quindi, buona navigazione, commentate che è facile e mi fa piacere, e adesso che ho risolto le faccende burocratiche posso andare a dormire.

martedì, ottobre 10, 2006

Totò sull'autobus


C'è una città, all'interno di un Oggetto Non Meglio Identificato chiamato Unione Europea, che rappresenta un mondo a parte, una sorta di città stato. Non è neanche assimilabile al resto del Paese che la racchiude, perchè racconta storie sue, atti e fatti non condivisibili da un mondo che sembra vivere secondo altri schemi.

Kaunas. Una città talmente controversa che comincia anche a piacermi. Dalle parole di chi ci vive, traspare una sicura approvazione sulla propria città, ma dietro il muro di ovvie banalità di circostanza, si legge una curiosità morbosa di conoscere la mia opinione su questo posto. Te lo leggo negli occhi, caro mio!

Allo stesso modo, fa sorridere la prontezza che contraddistingue chi a Kaunas non vive nel sottolineare la cosa, contribuendo a creare un alone di fascino a questo angolo di mondo.

Come sempre, però, la realtà sta nei fatti. E i fatti si svolgono su un set consolidato, un centro città nell'ora di punta, con tutti i suoi protagonisti che si muovono, vivono, sotto gli ultimi caldi raggi di un ottobre generoso. Alla fermata di un autobus, un illustre sconosciuto si appresta a salire sul mezzo sotto la colonna sonora dei Foo Fighters, quando si accorge che dietro di sè, sugli scalini, un uomo è probabilmente inciampato e caduto.

Fotogrammi di un attimo, scene che si susseguono veloci, stordimento dovuto al passaggio da una situazione di calma all'adrealina pura. E forse anche al passaggio alle distorsioni del ritornello, nel frattempo, delle chitarre nell'mp3...l'immagine è confusa, il camaraman non capisce, sullo schermo traspare l'uomo che prima era caduto alzarsi in un secondo, delirare nel frattempo e scagliare un pugno incredibile sul naso di un suo simile dietro. La musica è sempre più alta, confusione: tre compari del colpito non accettano la cosa e si scagliano sul Nostro. Flash sull'autista dell'autobus: ha i suoi anni, di film così ne avrà visti serie intere. Chiude le porte e parte, tra le espressioni di sdegno internazionalmente simili di vecchiette spettatrici. Pochi metri, e si sente un colpo sordo: tre contro uno, il Nostro è finito contro il retro dell'autobus, fortunatamente un attimo dopo del passaggio della ruota, e adesso giace sull'asfalto. L'autista, ancora lui, ingranerebbe volentieri la retromarcia, ma il suo ruolo gli impone di fermarsi a vedere. La musica adesso si è fermata, anche i Foo Fighters vogliono capire. Ma non c'è niente da capire, e si riparte.

Quando sono sceso, ho lanciato un'occhiata al retro dell'autobus. Macchie di sangue, sarà per quello che li fanno rossi.

Sono un uomo di mondo, ho fatto l'Erasmus a Kaunas.

lunedì, ottobre 09, 2006

Klaipeda - Kaunas sola andata

La solita puntualità che mi contraddistingue ha fatto si che ieri l'autobus delle 5 e mezza per Kaunas se ne è andato via senza di noi. Neanche il tempo di guardarsi in faccia e ovviare il problema cercando un baraccio di periferia per una birra d'attesa, e già si avvicina un lituano misura-campione (più o meno così) offrendo un passaggio in macchina per Kaunas, a 30 litas, cioè 8 euro. Che si fa? Un rapido resoconto della situazione, uno sguardo d'intesa con lo spagnolo, un'occhiata alla faccia del tipo, sicuramente non una delle più belle in giro. Chiaro che si va!

Sguardi circospetti, attenzione: chiaro che non è una cosa del tutto legale quella che sta facendo, soprattutto se si calcola che non partirà di sicuro solo con noi due, solo per noi due. Mi vengono in mente i racconti di Alessandro ed Enrico su Cuba e sui cubani, affianco le due situazioni e mi accorgo che calzano a pennello: sicuramente ho a che fare con uno di quei sovietici mandati a studiare dall'Amico Fidel tanti anni fa...

Fatto sta che non passano dieci minuti e già si parte. Su un'Audi di dieci anni fa, Borja, un militare dell'esercito e una bellissima ragazza tutta tiratissima, ho visto passare per duecentoventi km proprio quello che stavo cercando.

P.S.: per Paolo e per tutti, il programma per i fotomontaggi usato dal prode Enzo è Adobe Photoshop. Lo so che Enzo poteva postarlo direttamente sul blog, ma è un fagnan e così lavoro extra per me...!

Incontri


Viaggio nel cuore della Lituania, fino ad arrivare a vedere quella linea blu che rappresenta il tetto di mamma Europa.

Un'altra sensazione di monocromaticità, ma questa volta il colore è vivo: verde. Per duecentoventi kilometri, la fotografia che appareva dal finestrino era sempre la stessa. Prati e boschi, alberi ed erba, animali e fiumi, piccoli villaggi e nulla: il cuore della Lithuania, paesini marginali di un paese marginale, e proprio per questo intatto e capace di farti apprezzare...il nulla.

Poi, Klaipeda, tipica figlia del Nord imparentata con qualche tedesco, città tranquilla e affascinante, città di mare come Genova ma figlia del suo mondo come Cuneo.


E a proposito di Cuneo...l'incontro. Dopo aver lasciato fino a ieri l'impegno nel limbo delle cose da fare, i tempi erano ormai maturi. E il countdown, anche quello implacabile: curioso che abbia incontrato Karim proprio nelle sue ultime ore lituane, prima di una partenza definitiva per la Granda dopo tanti mesi qua. Una sensazione particolare, quella di entrare nel mondo reale di una persona che non conoscevo personalmente dopo averne seguito le giornate attraverso la sfera del virtuale, grazie al prodigio del suo blog.

In qualche modo, entrando negli stessi locali che avevo visto in mille foto mi sembrava di esserci già stato, una sorta di déja-vu continuo che non ha fatto altro che sorprendermi ancora di più...

Un passaggio di consegne insomma, tra chi parte e chi arriva, all'interno del quale ogni minimo particolare viene assimilato con modalità totalmente diverse, l'ennesima noiosa abitudine per chi lo vive da troppo tempo ormai e l'interessante novità di chi ne vive la prima volta.


Karim ha deciso di tornare a casa, schiacciato fino all'esasperazione da quei lati negativi che queste terre e i suoi occupanti possono generare, ritorna a Casa. Alla sera l'implacabilità della sorte e di un mondo che è veramente troppo piccolo mi ha portato a conoscere Mirko, un ragazzo di Genova che invece ha deciso di trasferirsi definitivamente a Klaipeda: due storie diverse, due punti di vista diversi, due vite diverse, mille ragioni per entrambi e un coraggio comune, nel prendere decisioni importanti sia in un senso che nell'altro.

In mezzo, io e Borja, un'altra ragione per essere qua, una data di scadenza con questa terra che dovremo rispettare, nel bene e nel male; un'opportunità di scrivere anche per noi storie come quelle di Karim e Mirko.

Ritrovo al Kurpiai tra Lituanocuneesi; Karim è un pazzo di quelli "come si deve", e sarà un piacere rincontrarlo, nella sua Lituania Italiana.

sabato, ottobre 07, 2006

Finalmente sono un vero Baltic Man

Sto scrivendo da un ostello della gioventu' a Klaipeda, sul Mar Baltico, duecentoqualche kilometro piu' in la' di Kaunas.
Perche? Difficile spiegarlo ora, ho troppo poco tempo.
Quindi, mentre aspetto che Borja finisca di infighirsi nella doccia, mi collego al mondo e vi saluto.


Da fuori non incoraggia, ma dentro è eccezionale...ed economico!

Gente della notte


Un'altra notte mi avvolge e mi copre, mi trascina in un mondo dove trovo me stesso...non riesco a capire perchè, ma quando intorno a me c'è solo il buio riesco ad essere me stesso...

La notte è più bello, si vive meglio, per chi fino alle 5 non conosce sbadiglio, e la città riprende fiato e sembra che dorma, e il buio la trasforma e le cambia forma e tutto è più tranquillo tutto è vicino e non esiste traffico e non c'è casino almeno quello brutto, quello che stressa, la gente della notte sempre la stessa ci si conosce tutti come in un paese, sempre le stesse facce mese dopo mese e il giorno cambia leggi e cambia governi e passano le estati e passano gli inverni, la gente della notte sopravvive sempre nascosta nei locali confusa tra le ombre. La gente della notte fa lavori strani, certi nascono oggi e finiscono domani, baristi, spacciatori, puttane e giornalai, poliziotti, travestiti gente in cerca di guai, padroni di locali, spogliarelliste, camionisti, metronotte, ladri e giornalisti, fornai e pasticceri, fotomodelle, di notte le ragazze sembrano tutte belle, e a volte becchi una, in discoteca, la rivedi la mattina e ti sembra una strega, la notte fa il suo gioco e serve anche a quello a far sembrare tutto, tutto un po' più bello...

Lo dice anche Jovanotti, ma come lui l'avranno pensato in tanti...alla fine, le notti sono tutte uguali, con il loro mantello scuro riescono a nascondere le differenze e a rendere uguali popoli diversi, a nascondere quello che vorrebbe essere il "motore di vita" per lasciare spazio a quella che è la vita, vera e propria.

Sono legati alla notte i miei ricordi più belli. Sono legati alla notte mille parole, milioni di discorsi, quintali di speranze e centinaia di promesse. Puntualmente, con il risveglio, ogni cosa sembrerà troppo lontana, e un mix di vergogna e compassione cancellerà tutto, lasciando solo una sensazione di stordimento.
Quello che succedeva in Italia si ripete anche qua...mentre cammino per una Laivès deserta, mi si avvicinano i fantasmi di amici in questo momento troppo lontani...li vedo mentre parlano, mentre scherzano, mentre fanno i coglioni, mentre suonano, mentre vivono...senza di me.
E allora penso a quante cose mi sto perdendo, a tutto quello che succederà in un anno, alla sensazione di extracomunitarietà che troverò un giorno in quello che era il mio mondo...penso a mio fratello, penso a tutti; penso a tutti e non sto pensando a niente..mi immergo in un venerdì sera cuneese, o savonese, o genovese o chissà dove, ma alzo gli occhi e mi trovo lontano, troppo lontano per allungare una mano e sentire il resto di me stesso corrispondermi un feedback, e allora capisco di essere impotente...

In un attimo, però, arrivo a casa, rientro in un mondo materiale e concreto, e mi accorgo di essere una materia effettiva, come tutte le altre, semplicemente spostata in un altro riferimento spaziale.

Intorno a me resta soltanto il buio, e con la sua monocromaticità dipinge il set di questo episodio con una tecnica a me conosciuta: la riconosco, è casa mia. E' il mondo.
Buona notte.

venerdì, ottobre 06, 2006

Tutti prigionieri di una grande rete


Li chiamano miracoli di internet, ma non hanno niente di paranormale...sono i nuovi mezzi di comunicazione, e permettono a migliaia di persone lontane e diverse di vivere all'interno di uno stesso salotto...
In questo caso si tratta di blog. Curioso e spinto dal "se non vedo non credo", ho voluto provare a metterne su anche uno io, e i risultati mi stanno intrigando sempre di più. L'immaginario postino che passa ogni giorno nella mia casella mail ha sempre più lavoro, tutta gente che legge questi frutti di insonnia pre-mattutina e di cui mi fa piacere sentire le opinioni. Gente che conosco come me stesso, che sento vicina a me come (e forse anche più) di quando sono a casa. Ma anche gente che non conosco, che mi trova per caso intrappolato nella ragnatela globale...

Ieri ho scritto qualcosa di sbagliato o, per meglio dire, di impreciso. Non so perchè, ma non mi sono mai avvicinato troppo ad Hemingway, e la corrente etilica figlia della parlata dell'amico lituano mi ha probabilmente travolto. Ecco i risultati:
Premesso che probabilmente il tuo amico lituano non ha una grande cultura, però Hemingway ha partecipato alla prima guerra mondiale sul fronte italiano e ne ha anche scritto un libro: Addio alle Armi, basato su esperienze personali dell'autore, che nella prima guerra Mondiale aveva prestato servizio nel Regio Esercito Italiano, come conducente di ambulanze, racconta una storia d'amore e di guerra che si svolge in Italia prima, dopo e durante la battaglia di Caporetto.

Seguono trama e altre informazioni sull'Hemingway impegnato in Spagna. By Enzo, che dopotutto rimane un impeccabile professore e deve portar con sé il peso del suo ruolo...!

Ma anche Paolo, e altri, hanno voluto dirmi di più: nuova frontiera del giornalismo o evoluzione dell'informazione che sia, il risultato di fondo non cambia: se racconti una balla in Internet ci sarà qualcuno che ti smentirà, lo dice da sempre Beppe Grillo...

Quindi, grazie a tutti per l'interattività. E grazie a Francesca per i complimenti! E un'informazione tecnica: Paolo mi chiede di chiedere a Enzo quale programma usa per i suoi fotomontaggi perfetti, io taglio la testa al toro e chiedo a Enzo di rispondere qui sopra. Lo stesso vale per tutti gli altri ovviamente...non è difficile. L'unico rischio, è quello di diventare prigionieri di una grande rete.

giovedì, ottobre 05, 2006

Tutto il mondo è...

Vita da turista modello A. Oggi sono andato, con i 3 spagnoli più integrati nel mondo e Egle, una lituana, a vedere il Museo celebrativo della Seconda Guerra Mondiale.

Guardando le foto di volti, sguardi e cumuli di corpi, passando davanti alle teche con i feticci di vita quotidiana, la mente vola lontano centinaia di kilometri, e riconosce nei nomi illeggibili di sconosciuti orientali le vittime delle proprie famiglie, delle proprie cosiddette radici. Inevitabile pensare allora che la guerra non è stata allora solo sulle montagne cuneesi, o nelle più sperdute Langhe.... Le storie di partigiani, repubblichini, soldati e civili sono simili in tutto il mondo, e il Museo di Kaunas ne è la prova.

Solo una differenza...questa gente, nel 1941, guardava alla guerra come ad una liberazione, la fine di un'oppressione sovietica che cancellava identità antichissime. Il ritrovarsi sotto un altro regime, dall'altra parte dalla medaglia ma nella stessa merda, è stata una prova morale ancora più dura per i popoli lituani e baltici in generale, che non vedevano davanti ai loro occhi nessuna via di salvezza.
E quando la guerra sarà finita, Hitler sconfitto e il mondo al "e vissero tutti felici e contenti", per i lituani inizierà un'altro triste capitolo, scritto da qualcuno particolarmente sadico ma anche da personaggi eroici come Ramantas, autoincendiatosi ventenne inneggiando alla "Lithuania libera" nel 1972 davanti al palazzo comunale di Kaunas.

Ma c'e'tempo per riflettere e c'è tempo per tornare nella realtà. Su un minibus, tornando verso il centro, un paio di cinquantenni indigeni si sono interessati alla nostra parlata esotica. Uno di loro, seduto al mio fianco, posa su di me il suo occhio non proprio vigile e si informa sulla mia provenienza. Italia, gli dico. "Ah! Italian! Yes! Yes! I love Hemingway! Vive l'Italie!"
Mentre cerco nei meandri della mia mente cosa c'entri l'Italia con Hemingway, quello prontamente estrae dal cilindro la classica bottiglietta dell'alcolizzato e vorrebbe che condividessimo la sua vodka con lui e il suo amico. Quando gli faccio notare che per tanti sarebbe l'ora del cornetto e cappuccino, ne prende atto e non si dispiace, dopotutto, di dividere il rimanente in due anzichè in 7.


"E' il nostro problema", spiega la ragazza lituana che è con noi alludendo alla mole inconcepibile di ciucchimarci a qualsiasi ora del giorno, quasi tutti muratori a dir la verità.

Non solo vostro cara Egle...ma intanto non la seguo più. Sono troppo preso a cercare di collegare Hemingway con l'Italia.



Il ponte sul Neris, portatore di un recente passato che e' difficile scrollarsi di dosso...

mercoledì, ottobre 04, 2006

Come nelle barzellette


Nella foschia di Kaunas by night, ci sono un italiano, un francese, uno spagnolo ed un tedesco che si aggirano in mezzo ai pericolosi fantasmi reali, lituani di dimensione-arredamento (e non si parla del comodino) che ti scrutano e non ridono.
Entrano in un pub, e parlando parlando prendono un giro di birra per uno. A questo punto, si aggiunge un lettone, dall'aria fumettesca, e si inizia a parlare dei soliti argomenti internazional-popolari.

Poi, il suo racconto: l'anno scorso, in Lettonia, i telegiornali e i giornali avvisarono la popolazione di un ritrovamento di un enorme bosco in cui nascono efficacissimi Magic Mushrooms (non metto il link perché chi sa sa e chi non sa se li cerca su internet lui.)
Seguirono raccomandazioni di esperti, interviste a medici, allarmi da parte della polizia: fate attenzione, non raccogliete quei funghi, sono pericolosi.

Immediatamente partì l'esodo verso quel bosco, e il giorno successivo non ci fu bisogno di esperti o presunti tali per "disinfestare" l'area e distruggere i funghetti.

Per una volta, il vincitore nella barzelletta non è l'italiano.

Aš Kalbu Lietùvių


Ebbene si, mi sono iscritto al corso di lingua lituana e sono già andato a tre lezioni. Risultato? Conosco 5 o 6 parole, ma non credo nemmeno di pronunciarle correttamente...
Il Lituano è una lingua particolarmente difficile, senza scendere nel mondo parallelo dei caratteri cirillici o arabici o cinesi credo che sia una delle piu' difficili. Eppure porta con sè una storia antichissima, in quanto è ufficialmente riconosciuto come una delle lingue piu' antiche dell'Europa, discendente diretto del Sanscrito, e progenitore di tutti i linguaggi poi sviluppatisi piu' a sud d'Europa, compreso il "nostro" latino. Pare addirittura che sentir parlare certi contadini nelle campagne lituane sia un po' come ritrovare le nostre radici, di millenni addietro.

Resta il fatto che è una lingua basata su sette casi e tre numeri, con la conseguenza che Kaunas deve essere coniugato in troppi modi differenti, a seconda del contesto in cui lo si inserisce. E questo vale per tutte le altre parole.... in pratica, nemmeno la maggioranza della popolazione non parla correttamente la propria lingua, ma almeno in questo non ci sono differenze col Belpaese.


In conclusione, perché mi sono iscritto al corso di Lituano? A dir la verità, per ottenere dei crediti dell'università. Ma per far apparire le cose secondo un aspetto piu' elegante, potrei dire che è un segno di rispetto verso il popolo che mi ospita, e visto che dovranno sostenere rapporti umani con me per 9 mesi, tanto vale che impari almeno i fondamenti di questo Arabo nordico.

Labas Italija!

martedì, ottobre 03, 2006

Truvé el temp per un café

Incredibile, due settimane qua non sono ancora passate e devo già impazzire a cercare di incastrare in un Tetrix immaginario tutto quello che dovrei fare domani. A lezione ci devo andare perchè...va bè non mi pongo la domanda se no finisce che non ci vado. Un po' di acquisti devo farli, soprattutto le scarpe da calcio, visto che mi sono buttato nella mischia lituano-straniera che dà forma alla squadra di calcio di questa università. Il Migration Office non si può evitare perchè se no finisce che mi mandano via dalla Lituania. Robe da matti, mi tratteranno come un clandestino e mi manderanno, circumnavigando l'Europa, a Lampedusa in gommone?? Ok sto impazzendo...! E adesso che ho attivato Skype, non posso più sottrarmi ai duri compiti di mantenimento dei ponti familiari.

Però, c'è un appuntamento che non salterò: domani passerà per di qua Karim, una persona che sostanzialmente non conosco di persona ma che la rete e il suo ottimo blog hanno trascinato sul mio destino. O, forse, la rete e il suo ottimo blog hanno trascinato il mio destino qua in Lituania....
Navigavo alla ricerca di informazioni sull'angolo superiore destro dell'Europa intorno a marzo, quando avevo trovato questa bizzarra combinazione. Un cuneese, precisamente un centallese, che vive in Lituania! Più di così! Dopo una notte passata a leggere tutto il leggibile, mi ero praticamente deciso a venire qua: niente di più controverso e in qualche modo affascinante poteva trasparire da un blog online.

Così, domani probabilmente incontrerò Karim, che dopo aver fatto veramente tutto il fattibile in Lituania, compreso un matrimonio e una figlioletta, se ne sta per tornare nella Granda. Tra un po' di inglese, lituano, spagnolo, francese e italiano, ritroverò il gusto di parlare Piemontese.


La mia stanza, condivisa con Paolo, il resto si vede senza bisogno di ulteriori commenti...

lunedì, ottobre 02, 2006

Trovare la strada

Per la prima serata da quando sono qua, me ne resto in camera, con i miei venti giga di musica che non sono solo un sottofondo, sono "la serata".
E ovviamente un computer e una connessione, fondamentali ponti di sopravvivenza con il mondo...!

Cosa sono stati questi primi giorni di vita Baltica? Non posso dire che sono come me li aspettavo, perchè se proprio ci sto a pensare non me li cercavo neanche di immaginare.... Un mix di tantissime nuove conoscenze, di odori di cucina spagnola, di parole pronunciate in mille e in nessuna lingua, di immagini che appaiono con l'effetto flash di una discoteca, una dietro l'altra in un susseguirsi fatale che mi ha portato fino ad oggi.

Cerco di organizzare la mia vita qua, cerco di darmi delle priorità, di capire cosa potrò e dovrò fare e cosa non potrò e non dovrò fare. Ho già capito che finirò per fare la seconda serie di cose...! Le tentazioni qua sono troppo grandi, la condizione di studente Erasmus si insedia prima di tutto nella tua carne, portandoti a autoconvincerti che è troppo tempo che aspetti di essere qua, che forse rimpiangerai tutto un giorno, e allora tanto vale viverlo al massimo e non farsi mancare niente. Anche a costo di spendere tutto fino all'ultimo centesimo, di prendere a calci il mio fisico e di sbagliare qualcosa. Forse però anche con un po' di consapevolezza di scegliere la strada giusta, magari non quella piu' comoda ma quella che attraversa i posti piu' interessanti...

Vado a dormire, tanto Paolo non arriva, rapito da qualche zingaro di Kaunas o dalla sua lituana, e probabilmente quando spegnerò la luce non avrò piu' bisogno di farmi troppe domande e cancellerò questo post: mi aspettano le ultime pagine di Un indovino mi disse...


domenica, ottobre 01, 2006

European People in a lot of country

Non sono passati neanche ancora due anni da quando avevo vinto quel viaggio a Strasburgo, destinazione Parlamento Europeo. In quell'aprile del duemilaecinque, si discuteva con altri 400 miei coetanei di come poteva svilupparsi l'Unione Europea, romantica metafora in un continente di secolari divisioni.

Nel mezzo, si sono susseguiti i casini in Iraq. La situazione in Afghanistan si fa sempre piu' controversa...in altri parti del mondo, ci sarebbe bisogno di un Europa unita...

Nel piccolo di un universo Erasmus, è possibile raccogliere ancora quelle testimonianze lontane di cosa vorrebbe essere l'Unione Europea. Francesi, tedeschi, spagnoli, italiani e polacchi vivono insieme, si confrontano insieme, si prendono per il culo rispettivamente sottolineando l'uno il difetto dell'altro. Si crea una situazione strana, una situazione unica, e chi l'ha vissuta me l'ha descritta esattamente così. Non si parla inglese, non si parla spagnolo, si parla il linguaggio "erasmus", un misto di tutte le culture, i termini e i modi di dire più interessanti.

Tutto è più facile all'interno di un contesto del genere, e ogni scintilla del cervello diventa comprensibile in un attimo a tutti...mi viene in mente Borja, mitico rappresentante della Terra Mitica valenciana, che dopo essersi perso nei meandri dei bagni di una discoteca spedisce a me e a Paolo il seguente messaggio:

I'm going with one lituanian putana at her home for tu fuck jajaja porcas lituanar! See you domani



Borja, fantastic man from Valencia City....

Questo è l'Erasmus, probabilmente l'espressione migliore di quello che dovremmo diventare un giorno noi tutti.

Ed incredibile ma vero, FuckinPadania anche a Kaunas...!