sabato, febbraio 03, 2007

Cambio di frequenza


Bene, è stato bello. Eppure, www.kaunaslife.blogspot.com si ferma qua. Il primo esperimento di blog è stato una bella storia, a cui poco per volta mi sono anche affezionato.

Da oggi, però, tutti voi fedelmente infedeli di questo diario dovrete memorizzare un nuovo indirizzo tra la materia grigia della vostra testa o in quella virtuale dei vostri link:
La trasmissione continua, ma su un altro canale. Io ti aspetto!

venerdì, febbraio 02, 2007

Skating on the city


Già da qualche giorno ormai a Kaunas c'è un nuovo suolo cittadino, che ha completamente sostituito asfalto e mattonelle varie: il ghiaccio.
Lo sport nazionale qua pare essere diventato, quindi, il pattinaggio, anche se di artistico c'è ben poco. Uomini e donne, vecchi e bambini, che se ne vanno in giro a passi stentati, e una presa per il culo costante perchè costantemente qualcuno va pericolosamente vicino alla caduta.
Non ho ancora capito se costerebbe così tanto buttare un po' di sale ogni tanto, quantomeno nel centro pedonale, quantomeno in Laisvès Aleja. Per fortuna, almeno, la Lithuania è piatta.

mercoledì, gennaio 31, 2007

Bozzolos in the world

Eh, come lo capisco. La trepidante attesa, i mille "eh va bè, se vado bene, se no pazienza" ripetuti mentalmente, la mole di progetti e idee strane che ti travolgono nei momenti piu assurdi della giornata.

Poi, dopo l'attimochecambialavita, un'altra, infinita sequenza di materiale mentale. Le faccende solamente, distrattamente pensate si concretizzano, i pensieri archiviati con un "nel caso, si vedrà" diventano problemi da affrontare, in lista d'attesa. Mai così pesanti, però...si pensa alla causa, al significato e al perchè di quei problemi, si pensa a quello che sarà dopo, ci si accorge che niente è piu' pesante come prima.

L'atto finale sarà quello degli ultimi giorni, quelli delle gambe che tremano. Sarà un risolvere le ultime questioni, un salutare la gente piu' calorosamente che le altre volte, con quel giorno che all'inizio si vorrebbe rimandare di una settimana e nei metri finali pare non arrivare piu'. Ti consuma il cervello, contorce lo stomaco, prima di restituirti una nuova vita, pulita e stirata.

Scappare da un mondo che è il tuo, lo è sempre stato, un contenitore effettivamente perfetto per il tuo equilibrio psico-fisico, ma perfetto solo fino a quando dopo un chek-in mentale non ti accorgi che ne esistono anche altri. Probabilmente, incredibile non averlo mai pensato prima, migliori.

Quel che era toccato a me adesso capiterà anche a mio fratello, che ha appena vinto una borsa di studio per un bell'annetto negli Stati Uniti. A 17 anni ancora da compiere, per una quarta superiore in un altro posto di questo simpatico globo terraqueo, a constatare come il mondo non finisca quando si arriva con lo sguardo sulla catena delle Alpi Marittime. A constatare come l'apertura mentale sia un dono non necessariamente ereditario.

Buona fortuna brother. Mi sa proprio che verrò a trovarti.

martedì, gennaio 30, 2007

Deliri notturni in wireless


Certe volte capite di leggere qualcosa che si potrebbe aver scritto...stendendo un filo di collegamento immaginario lunghissimo con chi in realtà l'ha scritto, cercando di catapultarsi nella sua mente per risalire ai viaggi mentali che ne hanno portato al risultato.

Capita, ancora piu facilmente, quando si conosce personalmente, e bene, chi l'ha scritto.

La mail che ho ricevuto si intitolava Deliri Notturni. Meglio averla letta di notte, vicino a mezzometro di neve e a mezzomondo di distanza.

"..è la sciura,la diaspora, l'esodo.
tre parole, tre riferimenti religiosi, un significato comune, motivi tanto differenti quanto vicini.
Una fede a giustificarne i perchè, un dio a infondere forza e determinazione.
E senza questo dio?
Dubbi esistenzialistici, realtà misere e derelitte.
Nascita, vita, fine.
E durante?
Sensazioni di immortalità, di un'avventura senza alcuna scritta fine.
Mettere in atto comportamenti da immortale, da presenza perenne in questa realtà.
Chi in dio,sotto sotto, riferisce speranza, aspettativa di un dopo, ritrova i perchè e rimuove dalla mente il momento della fine. Sempre presente e in fondo al corridoio.
Gli altri, i condannati a morte, senza notizia sull'ora dell'esecuzione.
Passi oltre, permetti che il lavoro e una serie di insulse questioni riempano il tempo dalla nascita all'esecuzione.
Una mattina ti desti, cerchi di indirizzare la tua ennesima giornata al lavoro e alla serie di insulse questioni.
Poco dopo scopri che un tuo amico, padre del tuo compagno di viaggio nell'isla cubana, ha appena avuto un infarto.
Senti raccontare di shock alla sensazione di dover morire, di dolore fisico senza precedenti.
Il caffè che stai bevendo improvvisamente si trasforma in un amaro calice.
In quel momento ti guardi intorno, forse alla ricerca di quel dio di cui tanto parlano.
Ma, come cantava qualcuno, forse è troppo occupato e non è li con te.
Passano i giorni, cerchi di fissare qualche pensiero in uno scritto da inviare a qualcuno che, come te, ha cercato strade diverse all'insulsa quotidianità.
Ti restano una birra e un pò di musica a compagnia, un poco di alcool a scacciare pensieri enormi, come si scacciano le mosche.
A poco a poco il torpore avvolge la tua mente. Smetti di interrogarti.
Ritorni alle parole.
Due in particolare.
Esperare che, in spagnolo, contemporaneamente significa attendere e sperare.
Pacienza che, in napoletano, significa pazienza ma ricorda molto pace.
La birra sta finendo, la musica anche.
Agitarsi a nulla serve. E' tempo di ritornare a giorni interi di viaggio, a incontri con nuovi popoli. Con facce diverse ma problemi comuni.
....tra serio e faceto, senza mai troppo prendersi sul serio, nè per questo provar timore a solcare un palcoscenico, di cui noi stessi siam spettatori e al tempo stesso attori....
La musica è finita, la birra anche.
Tante storie restano da raccontare, se ci basta il tempo...."

Krakow: tu chiamale, se vuoi...

E' una centrifuga impazzita, e in un attimo ti ributta nel bel mezzo della follia.
Un valigione verde shocking, due ragnatele si formano su di lui e fanno capire che è ormai tempo di muoversi.
Hall di aeroporti lontani che ti aspettano, ti regalano ritrovati amici, ti sputano fuori nella follia un'altra volta.

In un attimo son di nuovo parole straniere, pure il passaporto pare presentare un'altra faccia, chiaro il nome è lo stesso, eppure chiunque sa che i nomi sono pure e semplici invenzioni umane, come la matematica.

Un'altra cosa sono le facce, le espressioni, sintomatiche rappresentazioni grafiche di qualcosa che accade piu' interiormente. Come le emozioni. I nomi sui passaporti dopotutto difficilmente cambieranno, mentre invece l'espressione che lì sopra è stata cambiata difficilmente potrà ripetersi un'altra volta.

Un altro taxi ti rapisce come sempre, un'altra macchinosa sequenza di calcoli mentali che si addentrano, tra virgole e decimali, nei meandri di valute non abituali. E'matematica.
I fanali intanto illuminano materiale che qualche anno prima formavano tutto un altro set cinematografico. Eppure quei cartelli, eppure quei binari di tram, eppure quel fiume che è sempre al suo posto illuminano piu' dei fanali. Sono, ebbene si, Emozioni.

Davanti a te, una città che si spoglia. Proprio come una consorte annoiata, che da qualche anno ha deciso di cambiare. Di cambiare tutto ma non il nome, guarda un po', si ritorna al discorso della personalità.

E Cracovia si presenta ai tuoi occhi nuda, pronta ad accoglierti nel suo calore di ritrovato appeal. Se parli con lei non ti serve piu' il polacco, lei ti capirà comunque. Tu, mentre la ascolti, alzi la testa e provi a cercarle, le tracce di quell'Est così lontano che in realtà è sempre stato parecchio vicino...se ripensi a quel corvo metallico di qualche ora prima ridi, lui che ora la va a trovare ogni giorno partendo da mezza Italia, proprio non può pensare di immaginarla lontana.

Una rappresentazione in miniatura di qualcosa che non troppo lentamente sta avvenendo su larga scala, non solo in Polonia ma in tutte quelle altre sorelle che hanno ripudiato mamma Russia. Ed ora fanno l'occhiolino a chi un tempo le guardava da lontano, bocconi appetitosi per chi ha dato fondo a tutta la cambusa della sua nave, ora che il supermercato sottocasa non riesce piu' a soddisfarlo. Si può rappresentare il "bocconcino appetitoso" sottoforma di mercati, manodopera, clientela, ma anche amore, sesso, curiosità.

Mentre pensi e ripensi, cammini e ricordi, qualcosa ti investe: è la Realtà, che si presenta sottoforma di una moltitudine di facce e quasi tutte parlano spagnolo...

Vai allora, insegui la realtà, ti regalerà momenti di fuoco talmente incredibili da far scioglier la neve. Ti regalerà tonnellate e tonnellate di materiale mentale da immagazzinare, e tu sai che si fermerà nella tua mente solamente sottoforma di Emozioni.

domenica, gennaio 28, 2007

La neve cancella i sogni


Il tentativo e' tristemente fallito. Si potrebbe, tuttavia, meglio dire: rinviato. Anche se non sara' la stessa cosa.

L'avevamo studiata bene l'impresa io e Borja, a dir la verita, approfittando di una di quelle folgorazioni che solo la ritrovata adrenalina dei tempi folli puo' fare oltrepassare la corteccia cerebrale...da Cracovia a Kaunas con l'eroe Nazionale polacco, che non e' il vecchio Papa o Zibri Boniek ma qualcosa di piu' elevato spiritualmente: il Fiat 126, che da queste parti si chiama Polsky, per gli amici anche "Maluch", "Piccolo".

Ne avevamo trovato uno perfetto, garanzia della classe di ferro 1986, 86.000 e forse piu' kilometri e il jolly della versione Tuning, leggi vetri oscurati e serigrafie di aggressivi serpenti sulle fiancate. Incredibile ma vero, bollo e assicurazione pagati fino all'estate.

Seicento Zloti.
Centosessanta Euro.

Un frutto non del caso, ma di assurde serate di mezzo inverno sotto il cielo del centroeuropa, che ci hanno introdotto nel gotha del panorama boccaccesco sudpolacco.

Era tutto calcolato, alla perfezione, bastava chiudere le scommesse e vedere se veramente si potevano percorrere un millino di kilometri col Maluch. E invece...

...e invece la neve, ancora una volta. Ha imbiancato, scaldato e ghiacciato (rispettivamente citta' animi e cute) per tutta la settimana, e' stata implacabile nel giorno decisivo, quello della trasferta fuori Cracovia per impossessarsi del Mezzo (e mai nome fu piu' azzeccato!)

A questo punto, si ripieghera' su un classico autobus. Dopo una settimana del genere, troppo anonimo per chi sognava in Maluch.

venerdì, gennaio 26, 2007

Todo el mundo es...

No entiendo como coño es posible: si tu vas en todos los paises del Este de Europa vas a encontrar solo los españoles! ¿Porque? En España estan 42 milliones de personas: estan todas en Vilnius Kaunas o Krakow???

No, no todas: las pejoras!!

lunedì, gennaio 22, 2007

...inizio secondo tempo

…e si è di nuovo qui, seduti sulla stessa sedia. Sono passati 4 mesi esatti, tante cose sono cambiate, eppure la sensazione di fondo che picchia il cervello è sempre quella.

La sensazione della partenza. Quel misto di nodo alla gola, saluti e casini, cose da controllare e ponti da tagliare. Una sensazione travolgente che arriva come acqua fresca nella tormentata vita di chi ha voglia di decollare sempre, la giusta dose di tranquillità per il nomadedipendente.

Si riparte verso il Nord, non sarà subito Lituania, una settimana di compagnia ispanica mi aspetta nel sud della Polonia. Posti già visti in altri frangenti, in altri viaggi, in altre situazioni, in quello che si può definire il battesimo della mia vita da dromomane, quando con altri 2 Devoti al Viaggio, 7 kg di roba e una bici si raggiungeva per la prima volta la cara Cracovia. Erano i giorni degli anni 18…


Guardo la valigia e lei guarda me. Prima le ho ripetuto una frase che ho sentito l’altra sera dall’eterno Giovanni Lindo Ferretti:



Nella vita potrei essere un chiodo. Essere piantato, e restarmene per sempre in
quel legno. Invece ho scelto di essere un nodo: in questo modo, vengo legato da
qualche parte, ne assimilo le conoscenze, per poi sciogliermi e legarmi in
qualche altro posto.


Lei mi ha capito.

sabato, gennaio 20, 2007

Triennale di Milano


Una tela come una distesa di neve scesa nella notte, da calpestare. Bianca e perfetta, anonima e vuota, sacralità o spazzatura saranno determinati da quel solito cane spietato che è il gioco del destino, e anche un solo scatto d'istinto postrà soffiare alla base di questo effimero castello di carte portandolo direttamente alla spazzatura...

No alla premeditazione, divieto d'accesso per schizzi e progetti, accanimento contro tutti i figli dei classici e le loro tecniche già viste...l'Arte è il momento, il lampo che illumina, l'accanimento di ogni idea contro un foglio di carta o un pannello di legno. Una manifestazione intera di visioni e sensazioni, che poi magari al mattino apparirà come un figlio da ripudiare, mancherà la chimica dentro le vene che tanto faceva sembrare più bello tutto nella notte prima.

Tutto questo era Basquiat, prima graffittaro e poi pittore, prima vittima delle periferie e poi grande artista, in ogni caso capace di regalare in soli 28 anni di vita una visione del mondo alternativa, con i suoi lavori quasi infantili a prima vista e straordinariamente malati sotto l'occhio vigile.

Il modo migliore per rappresentare il mondo. O no?


mercoledì, gennaio 17, 2007

All in a night



A present for Erasmus People on Kaunas, trying to remember all...
My Italian - Ireland - Norwegian friend made this, just a frame of the wonderful time of our Erasmus...

See you in Kaunas, again!

lunedì, gennaio 08, 2007

Quel grande punto interrogativo

Una settimana riavvolto nel tricolore, con tutte le conseguenze positive e negative che la faccenda comporta. L'impatto, già dal primo minuto, non è stato così differente dal previsto, tra montagne sognate e volti umani inesorabilmente diversi, calore generalizzato e il solito ultimo libro di brunovespa.

In mezzo, pesante emozione in un'inflazione di sentimenti, la cerchia di amici vari di cui non avrebbe senso parlare. Solo riflettere, inginocchiarsi, baciamano e ringraziare.

E poi, ampiamente prevista anche lei, l'intervista infinita, il travolgente fiume di curiose domande per capire qualcosa della mia nuova vita, di cos'è un Erasmus, di cos'è Lei.

La Lithuania.

Chimera lontana, immagine di Russia, sensazione di freddo e steppa, di vodka e di Nord. Interesse vivo per il qualcosa di diverso. Ricordi di un nome e di un banco di scuola, di professoresse di geografie perennemente stufe di ricollegare per l'ennesima volta le tre capitali coi tre ministati. A che servirà mai, dopotutto?
A niente, cara la mia professoressa, il tuo libro non ti dirà mai quello che è la Lituania, così come, amico mio, tutte le parole del mondo non basterebbero mai a spiegare quello che è, per me.
Questa volta non si tratta di descrivere una serata o una settimana, il fardello che schiaccia le spalle ha il peso di 4 mesi di vita e di una nazione intera, col suo popolo, i suoi usi e costumi, la sua lingua e le sue terre.

E allora via col valzer delle domande legittime, che un malato di statistica racchiuderebbe tutte in 3 rigide gabbie: il cibo, i prezzi, le donne. Dicono che gli amici sono gli specchi della tua personalità: mettiamoci il cuore in pace tutti, allora, di fronte ai ripetuti casi di devianza mentale.

Inutile scappare, inutile fuggire, le risposte prima o poi vanno date, e ci mancherebbe. E' un rito a cui è divertente e piacevole sottoporsi, sempre restando sotto la magica cupola di misteriosità che quelle parti rappresentano. Con la solita, non banale raccomandazione: smetti di considerare ciò che è lituano come ciò che è russo, sarebbe come unificare Gino Strada e Bin Laden solo perchè entrambi hanno la barba.

mercoledì, gennaio 03, 2007

Fine prima parte


La distanza tra spazio e tempo, ragione e delirio si confonde pericolosamente, come il turbine di suoni che si shakera sopra la mia testa, appena un millimetro più in là di quella percezione dei sensi che se ne sta lentamente scivolando via da me.

Un susseguirsi in crescendo di materiale troppo forte, conseguenza di un capodanno troppo vicino al volo del ritorno. E allora, ancora una volta in questo Delirio Istituzionalizzato, spazio all’istinto e all’irragionevolezza, mente aperta ad accogliere dentro un hard disk mentale pericolosamente già al limite persone nuove, tutte maledettamente interessanti, alcolpartydevasto e sentimenti, in una maratona incredibile che mi porta qua, adesso. Sul filo del rasoio. In un aeroporto alle 8 di mattina dopo altre due notti da aggiungere alla fedina penale.

Confuso, non solo perchè gli ultimi residui di energia vengono dirottati al cuore e non al cervello, ma probabilmente perché sto andando verso un qualcosa di non proprio ignoto.

La sensazione di paura è agghiacciante, un incubo pungente che squarcia la carne portandosi dietro la cruda realtà: la prossima volta che percorrerò questa strada (aerea), salvo non richiesti scherzi del destino, sarà quella decisiva, il momento di congedarsi da questa vita e lasciare dietro di me il ricordo di quel che fu, per reincarnarsi da un’altra parte, ancora una volta. Non è facile accantonare l’Innominabile Realtà nella malefica atmosfera di questo mattino, fatto di troppe voci decisamente italiane che mi circondano su questa panchina. Il nemico o le radici? Il ritorno o l’arrivo? Reset, cervello.

Non aiuta, non può aiutare la fredda cornice di un Duty Free, l’emblema internazionalmente riconosciuto di un ambiente sempre uguale, quell’aereoporto che cancella tutta la poesia del viaggiare livellando ogni sperduto angolo del mondo, ogni differenza tra popoli e città. Una semplicità disarmante, partenze e arrivi, Toilettes e Gates, il liquore tipico in bella mostra in vendita. Jack Daniels. Campari. Sono considerazioni di Terziani, e sia chiaro, ma chiunque abbia provato la soddisfazione di risolvere gli anagrammi di orari e destinazioni in lingue e situazioni assurde non può evitare di farle sue.

Alzo gli occhi dal computer, decine e decine di bottiglie in bella mostra davanti a me mi stordiscono in un solo momento. Mi vien da pensare che è pazzesco, che ormai la potenza dell’alcol mi riesce a travolgere senza attraversare i canali più tradizionali, proprio vero che i miei 5 sensi si stanno facendo la guerra e autoelminando.

L’unico pensiero che si affaccia nella mia materia grigia, invece, è tanto inaspettato quanto non gradito. Il futuro. Mesi e mesi di vita alla giornata, quasi “alla nottata”, hanno cancellato il più piccolo tentativo di pianificazione. E invece tra qualche ora si manifesterà la necessità di sistemare un bel po’ di tasselli, tanta roba e poco tempo.

C’est la vie, un viaggio continuo. E allora tanto vale chiudere il computer, alzarsi e ripartire. Tanto, tra non troppi giorni, sarò di nuovo nel mio estatico delirio, e allora incubi e paranoie rimarranno nel Duty Free.


sabato, dicembre 30, 2006

Scelte di vita



Segnalato da un amico, veramente un'alternativa valida per certe situazioni.

Anche se, guardandolo, una domanda mi si è posta spontanea.....

venerdì, dicembre 29, 2006

Divorzio forzato


Le mie domeniche pomeriggio, la maggior parte delle mie serate...dove sono? Sembrano tempi lontani, attimi fissati in un quadro mentale che poi scompare quando appare la realtà. L'incredibile orgasmo del perdersi in giri di accordi assurdi, o la forza interiore del ritrovarsi sempre e con qualsiasi clima, l'aspettare di suonare per aspettare di sognare. In una cantina, nel retro di una vecchia chiesa, in una stanza, in solitudine, in 5 o in 12 o in 40, con un sax o con tasti bianchi e neri, rinunciando a tutto ma non a lei.

E invece, adesso è già qualche tempo che devo rinunciarvi forzatamente... La Musica, maronnasanta quanto mi manca suonare... la Lituania, magica forza oscura, per la prima volta nella mia vita è riuscita a separarmi da quello che non è nient'altro che un bisogno primario ed elementare della mia sopravvivenza. E la Lituania, contrariamente a quanto pensavo, non è ancora riuscita a darmi la possibilità di suonare.

Sarà solo per pochi giorni d'accordo, eppure potrò riassaporare il piacere di perdermi in mondi che non esistono, viaggiare con la mente attraverso le mie mani. E' un privilegio troppo grande, e non voglio perderlo un'altra volta.

Ti porterò con me, Musica.

martedì, dicembre 26, 2006

Savana lituana

Si avvicina il giorno del rientro, praticamente inizia con quest'alba l'ultima settimana del mio Lato A lituano.
La sensazione è strana, dovuta al fatto che più di un rientro si tratterà forse di un viaggio, un viaggio come un altro, solo che questa volta la meta non è tanto da scoprire quanto da Ri-scoprire...amici, parenti, musicanti e perdigiorno vari mi aspettano tanto quanto io sto aspettando loro, per rivederli una volta, se va bene due, prima di tornare per altri tanti mesi in questa mia attuale condizione di punto interrogativo.

Non sento il bisogno di scappare, niente mi spinge a dire "non vedo l'ora di tornare per"... Sarà una realtà un po' cruda, ma pur sempre di verità si tratta.

C'è qualcosa che però mi ha stufato, di cui riuscirò a fare serenamente a meno nei venti italici giorni che mi attendono. Si tratta della mandria animalesca che mi circonda ogni sera senza soluzione di continuità, nelle mie continue e frenetiche nottate lituane, contorno ormai pesantemente immancabile di ogni serata-tipo. Che sia apparentemente normale o sfacciatamente incivile, simpatico e sorridente o alcolizzato e molesto, il lituano tipico sta portando il limite della mia soglia di sopportazione a livelli estremi. Non si tratta di una generalizzazione esagerata o figlia di qualche assurdo senso di superiorità, semplicemente parlando con chiunque si ha la conferma che le mani si alzano spesso e volentieri, troppo spesso e troppo volentieri, sia chiaro sia ovvio sempre e solo per necessità.

Non si sta parlando di episodi o di show fuori programma, la rissa di fine serata sta ormai diventando un'habitué, la degna conclusione di una serata passata ad inseguirla. Scatenata da un niente, fuoco acceso da uno spintone o addirittura uno sguardo di troppo, la manifestazione di forza maledetta (e gratuita) si scatenerà in un batter di ciglia, travolgendo vetri tavoli persone sedie e camerieri, sotto l'occhio abituato di chi al primo suono di vetri in frantumi raccoglie armi e bagagli e si cerca il suo posto in platea nel primo angolo.

La conclusione sarà idiota come l'inizio, un bilancio finale privo di vincitori e vinti, ricco solo di sangue ovunque e di facce soddisfatte per aver dato l'ennesimo senso all'ennesima serata.

Kaunas, capitale di questo praticatissimo sport, offre una varietà infinita di locali per assistere allo show a titolo gratuito; solo uno si segnalava da sempre, anche fra i padroni di casa, per la rarità di faide da zoo. Nelle ultime due sere, ho avuto la particolare fortuna di fare centro due volte, e assistere sempre da vicino all'arrivo delle tradizioni maschili lituane anche qui.

E' il clima di Natale, che rende tutti più buoni e più gradevole il mondo.

domenica, dicembre 24, 2006

Lettera a Santa Alaus


E' giusto per essere un minimo originali, diversificarsi un po' dal superinflazionato Babbo Natale, o Santa Klaus, o chiamatelo un po' come volete, che ogni anno sempre prima appare in ogni angolo della nostra vista.

Senza arrivare agli estremi proibizionisti venezuelani, mi sono creato così un personalissimo Santa Alaus, approfittando del fatto che Alaus è una delle migliaia di coniugazioni della parola lituana Alus, che significa, guarda caso, "birra".

Il passo successivo è stato quello di provare a scrivergli una lettera, e qui mi sono accorto di non avere, almeno per me, niente da chiedergli. Sarebbe una manifestazione di facciadaculo troppo estrema anche per me, che in questo momento della mia vita non ho proprio bisogno di nulla, se non di salvaguardare il più a lungo possibile questa effimera situazione di estatico Nirvana.

Viene comunque ovvio chiedere a Santa Alaus di regalare tutto il bene possibile a te che stai leggendo, chiunque tu sia, qualsiasi sia la strada che hai percorso per arrivare a queste parole. Ovvio che un pensiero speciale va a tutti i miei parenti e amici, vecchi e nuovi, vicini e lontani, in questo periodo particolarmente vicini nonostante siano effettivamente lontani, tutte persone che in qualche modo mi hanno già fatto il loro regalo entrando nella mia vita.

E poi gli auguri alla Lituania, un Paese che è stato un autentico regalo caduto dal cielo, di cui poco per volta continuo a innamorarmi e a comprenderne i problemi.

Per concludere una poesia, immaginiamo che sia il mio minuscolo regalo di Natale, che per essere sinceri non so esattamente cosa dica ma credo sia qualcosa di bello.

Buon Natale.


Is vaikystes ateina Kaledos.
Paplotelis, sienelis, Mama.
Verpia tyla naktis atsisedus,
Kursto krosny ugnele ziema.
Tu, ateik mano angele baltas,
Is sapnu, is dangaus, is zvaigzdziu.
Kasdienybes pilkos nesugeltas,
Atsistok po vaikystes medziu.
As sudesiu zvaigzdes tau po koju.
Tik ateik is Kaledu nakties.
Is vaikystes per dangu, per goju
Isisupes i skliauta vilties.
(Z. Gaizauskaite)


sabato, dicembre 23, 2006

Time to say Goodbye

Momenti non proprio semplici, questi. Precisamente, gli ultimi, gli ultimi frammenti di vita insieme per un buon numero di persone che hanno vissuto gli ultimi mesi a braccetto, in qualche modo, l’uno con l’altro. Giorni di partenze, di fine Erasmus, di addii che si cerca inverosimilmente di tramutare in arrivederci, nascondendo a sé stessi che, se anche ci potrà essere un’altra occasione di rincontrarsi, non sarà più la stessa cosa.

Si tratta in qualche modo di una grande famiglia, soprattutto se si vive nello stesso dormitorio che unisce in qualche modo tutti, nelle brevi giornate e nelle lunghe notti, senza barriera alcuna. E questa volta, il solito Natale che incombente si avvicina contribuirà ancora di più a dare l’idea di effettivo divorzio, per tutti. In pochissimi giorni, tutto si è svuotato, una per una le porte delle stanze si sono chiuse davvero, e camminare per i corridoi adesso dà davvero un’impressione strana, di un deserto prima impossibile da trovare, a qualsiasi ora.

Per qualcuno sarà solo una pausa, per qualcuno l’Erasmus è veramente finito, il fatto di appartenere (per fortuna) alla prima categoria non mi permette di vivere, forse, questi “ultimi momenti” come tali.

In ogni caso, difficile non sentire questo strano silenzio, e non rendersi conto che si è appena detto addio a facce, parole, notti pazzesche, assurdità varie ed emozioni radicate nella carne che non sono state cose da poco.